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Di Maio: «Parlare del Governo Crocetta?

Di Maio: «Parlare del Governo Crocetta? Ma se ha fatto la Giunta numero 999… »

Il retroscena: e Giancarlo Cancelleri è già in tour

Di Mario Barresi |

MISTERBIANCO. Arriva puntuale come uno dei costosi orologi svizzeri in bella mostra sulla vetrina della gioielleria di Misterbianco che lo accoglie. Inamidato e senza una piega sulla giacca, come se non avesse macinato centinaia di chilometri (compresa la “trazzera grillina”: «Sì, l’ho fatta. Davvero buona») nelle disastrose strade siciliane. Da Palermo all’ombra del Vulcano, passando per Marzamemi e gli uliveti iblei. Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera e candidato in pectore del M5S, sospinto da attivisti e sondaggisti, tocca la tappa etnea del tour delle imprese d’eccellenza. Convinto di una cosa: «Libereremo la Sicilia». Magari con uno «sbarco a Marsala, come i garibaldini», rivelato dal deputato regionale Giancarlo Cancelleri quando gli chiediamo della futura trovata mediatica di Beppe Grillo dopo la mitica traversata a nuoto dello Stretto. Una Regione che, per Di Maio, «è ostaggio di Crocetta e del Pd». Il “modello Sicilia”? «Sarebbe stato un errore. Noi dicevamo al governo regionale: meravigliateci! E invece ci hanno terrorizzato».

IL RETROSCENA: E GIANCARLO CANCELLERI E’ GIA’ IN TOUR

Di Maio, è qui a lanciare la candidatura di Cancelleri a governatore?

«Noi in questo momento siamo impegnati non a convincere i siciliani, ma a dimostrare loro che siamo pronti. E la dimostrazione non si fa lanciando un nome, ma un programma serio e dimostrando di conoscere bene quali sono i problemi di questa terra. Ascoltando le persone, non sentendole soltanto. La Sicilia per noi è una regione strategica. Possiamo fare un importante risultato: governare e dimostrare di saperlo fare meglio di quelli che vi hanno massacrati fino a ora».

Intanto Crocetta si riorganizza: sta per nascere il governo quater.

«Sì, sta tirando fuori dal cilindro la giunta numero 999… Che rappresenta il modo di governare del Pd, non solo in Sicilia. Siamo già oltre Crocetta. Siamo pronti a governare questa Regione».

Con quale prospettiva?

«La questione è: eleggeremo questa volta un governatore della Sicilia che non avrà preso voti da quelli che lavorano negli enti inutili? Eleggeremo un governatore che non avrà preso i voti dalla solita imprendoria che io chiamo “prenditoria”? Secondo me se i siciliani voteranno per noi la risposta sarà: sì».

Il defunto “modello Sicilia” fu un errore?

«È una risposta a tutti quelli che ci dicevano che avremmo dovuto fare un accordo col Pd. Noi, in Sicilia, al Pd e a Crocetta avevamo detto: meravigliateci! E invece ci hanno terrorizzato! Noi volevamo collaborare su cose buone e, ad esempio, sul Muos abbiamo visto l’avvitamento su se stesso di Crocetta, per poi passare ad azioni di governo terrificanti, che nella migliore delle ipotesi vedono un governatore che non fa e lascia alla deriva quest’isola. Vogliamo parlare ancora di Crocetta? Secondo me è tempo sprecato».

Allora cambiamo argomento. Cosa pensa dello scontro governo-Anm?

«Se la smettessero di litigare e cominciassero a lavorare per far funzionare meglio la giustizia farebbero un favore ai cittadini italiani. Di certo questo governo non ha nessuna credibilità nel chiedere cose alla magistratura quando ha dentro un sacco di persone indagate e nei partiti, come Ncd e Pd, ci sono persone che nella migliore delle ipotesi sono sotto processo, nella peggiore ci sono delle richieste di arresto come per i due senatori della maggioranza, Bilardi e Azzollini». Alfano dice che ci vuole «coraggio e anche una certa faccia», da parte dei magistrati, per attaccare il governo sulla giustizia. «Ci vuole coraggio, per Alfano, a parlare di giustizia. Ha due senatori che dovrebbero stare in galera e invece, grazie all’immunità parlamentare, in questo momento stanno in Parlamento così come un sottosegretario indagato per il business sull’immigrazione. Lo sappiamo tutti: il sistema non migliora se la politica ha paura di essere arrestata. Gli investimenti su forze dell’ordine, carceri e tribunali non vengono fatti perché hanno paura che se li vengano a prendere. Il concetto è semplicissimo».

Le piace il nuovo canone Rai in bolletta?

«Si chiederanno altre scartoffie ai cittadini, perché s’inverte l’onere della prova: adesso il cittadino dovrà dimostrare di non avere un televisore compilando moduli. Per noi è solo un modo per giustificare ulteriori aumenti nella bolletta elettrica. Non serve, in questo momento, un canone Rai se la Rai è in mano ai partiti. Se la paghino i partiti con i soldi dei loro militanti, questa Rai».

Il ministro Boschi vi strizza l’occhio sulle unioni civili. Lo votate il ddl Cirinnà?

«Se avessi avuto un euro per tutte le volte che mi è stata fatta una domanda sul ddl per le unioni civili sarei miliardario. Se ne parla da mesi e io sono stanco di ripetere: noi siamo determinati e pronti a votarlo, ma il governo non si muove. Perché da una parte cede alle avances di Alfano e dall’altra nel Pd non sono d’accordo. Noi siamo convinti che il ddl Cirinnà sia sacrosanto, perché oggi se due persone dello stesso sesso si amano si devono potere unire».

Qual è, per voi, la principale falla nella legge di stabilità?

«Nella legge di stabilità c’è scritto chiaro e tondo: l’anno prossimo i cittadini avranno 3,5 miliardi in meno per la sanità, la stessa somma che serve a tagliare la Tasi. Io chiedo ai cittadini: vogliono meno Tasi o una sanità che funziona meglio? Io credo che si possano fare tutt’e due le cose».

Si parla di una modifica all’Italicum in chiave anti-Grillo: premio di maggioranza alla coalizione e non più al partito.

«È semplicemente un segnale di debolezza da parte del governo Renzi. Da una parte ha paura del movimento 5 Stelle, ma soprattutto se fa il premio di coalizione significa che sta dichiarando apertamente di volersi imbarcare Verdini, Tosi e via dicendo. Tutta gente che, se gli elettori del Pd li avessero solo sentiti nominare nel 2013, non avrebbero mai votato Pd. A me non spaventa nessun cambio della legge elettorale, ma il fatto che il Parlamento dovrà impantanarsi ancora per mesi, spendendo 100mila euro al giorno, per cambiare di nuovo la legge elettorale. Chiedete a qualunque persona se la priorità del Paese in questo momento è questa».

Ma quanto durerà il governo Renzi?

«Purtroppo molto, perché si tengono per mano. Ci sono quelli nuovi, nei partiti, che aspettano di maturare i cinque anni per la pensione. E ci sono quelli vecchi che non vogliono andare a casa perché magari non saranno ricandidati. Tutti insieme si uniscono per arrivare al 2018. Il nostro compito è farli cadere prima e andare a votare, perché solo le elezioni possono salvare questo Paese».

E lei sarà il candidato premier del M5S…

«Questo lo deve chiedere ai cittadini italiani, perché saranno loro a decidere chi sarà il candidato presidente del Consiglio. Ma se non ci sono in vista elezioni non abbiamo formato una squadra di governo». Ma gli ultimi sondaggi la danno testa a testa con Renzi, come miglior candidato del movimento. «Oggi sondano me, domani sondano qualcun altro. Secondo me la politica dovrebbe smetterla di ragionare con i sondaggi e preferirgli il referendum. Se la politica coinvolgesse molto di più i cittadini sulle scelte importanti, ad esempio come la legge Fornero, con strumenti di diritto e non con i sondaggisti, probabilmente comincerebbe a governare meglio questo Paese».

Il vostro statuto ha uno sbarramento: il doppio mandato. Ciò significa che Luigi Di Maio, nel 2023, a 36 anni, dovrà uscire dal Parlamento. Non è un peccato?

«La ringrazio per il complimento. Ma io non vedo l’ora di tornare in un Paese cambiato dal movimento 5 stelle. E noi basterà una legislatura per fare quelle due-tre cose buone per rimettere in carreggiata l’Italia. Poi io tornerò a fare il cittadino e magari aprirò un’impresa, perché questo volevo fare prima di candidarmi».

Che tipo di impresa?

«Comunicazione ed e-commerce, perché soprattutto quest’ultimo è un settore in grande sviluppo».

Uno “startupper” anche da ex presidente del Consiglio?

«Arrivederci… ».

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