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Cartelle esattoriali pronte a partire

Di Gaetano Schicchi |

Agrigento – Nuova ondata di cartelle esattoriali pronte a partire verso le case degli agrigentini. Nei giorni scorsi gli uffici hanno infatti predisposto gli atti necessari ad autorizzare l’imbustamento e la spedizione di 1317 avvisi Ici per l’anno 2011 e ben 626 atti riguardanti il recupero del canone idrico per l’anno 2006. Tasse che, se incassate, porteranno migliaia di euro all’Ente ma sulla cui origine è il caso di soffermarsi.

Sì perché si tratta, in entrambi i casi, di imposte fortemente discusse e oggetto di numerosi ricorsi dinnanzi alla commissione tributaria e alle corti di Agrigento. Partiamo dall’Imposta comunale sugli immobili che, nel caso specifico, riguarda i terreni edificabili. Dentro questa categoria rientrano anche numerose aree che di “edificabile” hanno solo l’aggettivo che accompagna il nome trattandosi di porzioni di territorio tra Villaggio Mosè, Cannatello e San Leone che al momento sono sprovviste di linee guida e piani di edificazione. E se spesso i proprietari, come dicevamo, presentano ricorsi, gli esiti sono incerti: se a volte a vincere sono i cittadini, altrettante volte i giudici danno ragione al Comune, sostenendo che l’Ente ha dovere di

accertamento tributario sulle aree “fiscalmente edificabili, a decorrere dall’adozione dello strumento urbanistico e indipendentemente dall’approvazione dello stesso da parte della Regione e dalla disponibilità degli strumenti attuativi, che ne possano consentire l’effettiva edificabilità”. Poi ci sono le somme derivanti dai cosiddetti “maggiori consumi idrici”. Palazzo dei Giganti, alcuni anni fa, iniziò a recapitare ai cittadini degli avvisi in forza dei quali riteneva gli stessi dovessero somme aggiuntive rispetto a quanto pagate per il consumo d’acqua potabile, la cui gestione fino al 2008 era in mano al Comune. Anche qui i ricorsi sono stati numerosi e molti sono stati vinti dai cittadini. A questo si è aggiunta la voce della politica e dei comitati che hanno chiesto più volte di ritenere illegittime le somme, senza risultato.

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