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Pietro Bartolo: «Nel mare di Lampedusa, un nuovo olocausto»

Di Redazione |

PALERMO – «Nelle acque di Lampedusa si sta vivendo un nuovo olocausto. Un sacrificio umano al quale si assiste giorno per giorno sotto il silenzio generale». Così Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, descrive la situazione vissuta dai migranti che arrivano nel porto lampedusano e di quelli, centinaia ogni anno, che perdono la vita nel tentativo di approdare in Italia per poter cambiare la propria condizione di vita. Le dichiarazioni arrivano durante la conferenza “Migrazioni del XXI secolo; l’Italia e l’Europa tra disuguaglianza, accoglienza e integrazione» svoltasi stamane nel Cinema Rouge et Noir di Palermo e facente parte del ciclo di incontri del Progetto educativo antimafia e antiviolenza promosso dal Centro Studi Pio La Torre.

L’incontro è stato moderato dalla giornalista Rai Lidia Tilotta che con Pietro Bartolo ha scritto il libro “Lacrime di sale». “In trent’anni di lavoro di assistenza ai migranti ho visto scene terribili e drammatiche riguardanti donne, bambini e uomini. – ha detto Bartolo -. Molti arrivano a Lampedusa dopo viaggi che possono durare anche anni, in cui sono costretti a subire violenze indicibili. Sono uomini con le loro storie, le loro sofferenze, i loro sogni. Ma, purtroppo, grazie ad una disinformazione mediatica di politici e giornalisti si cerca di diffondere il terrore, la paura, i pregiudizi nei confronti di questi migranti, raccontando enormi bugie che terrorizzano la gente».

«Nel 2016 – continua Bartolo – sono arrivate 180.000 persone, numeri che non sembrano proprio compatibili con una paventata invasione straniera, una bugia come quella che gli immigrati sarebbero i responsabili della diffusione di malattie infettive mortali. In oltre trent’anni non abbiamo mai riscontrato malattie infettive gravi tra chi è sbarcato». Altro luogo comune spesso diffuso sull’immigrazione è quello che sia il nostro paese e l’Europa in genere ad accogliere il maggior numero di rifugiati. L’84% dei rifugiati (65,6 milioni nel 2016) è invece accolto in paesi del cosiddetto «Terzo mondo». Dodici anni fa era il 70%. L’Europa ne accoglie meno del 10%. Questi i dati del rapporto annuale Unhcr 2016 esposti da Maurizio Ambrosini, docente dell’Università di Milano. «I paesi più coinvolti nell’accoglienza sono Turchia (2,9 milioni), Pakistan (1,4 milioni) e Libano (1,0 milioni, ma le fonti locali parlano di 1,5-2 milioni)».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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