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Cataclisma precari per effetto del No: nessuna proroga, da gennaio a casa

Di Lillo Miceli |

L’allarme era stato lanciato dall’Anci Sicilia: «Dal primo gennaio 2017 la stragrande maggioranza dei comuni siciliani, non potendo contare su migliaia di lavoratori a tempo determinato, non sarà in condizione di far funzionare i propri uffici e conseguentemente di erogare servizi».

Non ci saranno dunque modifiche al testo, contrariamente a quanto era stato promesso dal governo che, per evitare perdite di tempo a Montecitorio, aveva rinviato una serie di emendamenti, non solo quelli dei precari siciliani, in sede di seconda lettura, a Palazzo Madama.

Con questa scelta era stato messo in conto che i No bocciassero la riforma costituzionale, ma nessuno pensava che il risultato elettorale potesse essere così clamoroso da indurre Matteo Renzi a dimettersi da presidente del Consiglio dei ministri. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha chiesto a Renzi di “congelare” per qualche giorno le sue dimissioni, per consentire al Senato di approvare il bilancio e la finanziaria dello Stato. L’ormai ex premier ha acconsentito, purché si trattasse di tempi stretti.

Se il Senato avesse dovuto discutere tutti gli emendamenti che erano stati rinviati: dai precari siciliani al finanziamento di 50 milioni di euro per servizi sanitari a Taranto, più lo stanziamento per i terremotati, sarebbero stati necessari diversi giorni e, poi, il testo sarebbe dovuto tornare alla Camera per l’approvazione definitiva. Così è con il bicameralismo perfetto.

Di fronte al concreto rischio di mandare per strada circa 20 mila precari in tutta la Sicilia, si è messo immediatamente in moto, il parlamentare del Pd, Angelo Capodicasa, che era il primo firmatario, insieme con tutti i deputati “Dem” siciliani, dell’emendamento che prevedeva la deroga alla norma che era stata approvata quando era ministro della Funzione pubblica, Gianpiero D’Alia. Una norma che dava ai comuni tre anni di tempo per stabilizzare i rispettivi precari.

L’emendamento di Capodicasa, tra l’altro, prevedeva la possibilità di prorogare i precari, anche per i comuni in dissesto o pre-dissesto finanziario. Capodicasa ha sollecitato i senatori siciliani del Pd, in particolare la senatrice Venera Padua in quanto componente la commissione Bilancio del Senato. Ha inviato messaggi all’assessore all’Economia, Alessandro Baccei. Ma le speranze sono svanite quando il presidente Pietro Grasso ha detto che oggi alle 16,30 si voterà.

Anche l’Anci-Sicilia ha lanciato l’allarme: «Se la legge di bilancio 2017, in discussione al Senato, passerà nel testo attuale, dal primo gennaio 2017 la stragrande maggioranza dei comuni siciliani, non potendo contare su migliaia di lavoratori a tempo determinato, non sarà in condizione di far funzionare i propri uffici e conseguentemente di erogare servizi ai cittadini».

Capodicasa ha avuto anche un colloquio con il presidente della Regione, Rosario Crocetta, che gli ha prospettato la possibilità di fare confluire i precari nella Resais che sarà trasformata in ente pubblico regionale. In questo modo si bypasserebbe la “legge D’Alia” e non ci sarebbero neanche problemi per i comuni in dissesto o predissesto finanziario. I comuni potranno “riprendersi” i precari tramite la Resais. La norma è già scritta nel disegno di legge di stabilità e appena approvata potrà essere pubblicata sulla Gurs ed entrare subito in vigore. Ma dovrà comunque passare al vaglio del Consiglio dei ministri.

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