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Inchiesta Discount, con Burgio ci sono 40 indagati

Di Antonino Ravanà |

Con l’imprenditore agrigentino Giuseppe Burgio, sono complessivamente 40 le persone indagate nell’inchiesta “Discount”, su un giro di bancarotte fraudolente, e ingenti finanziamenti bancari. Tra i coinvolti ci sono una quindicina di funzionari e vertici di “Unicredit” di Agrigento, ma anche regionale.

E poi ancora soci, revisori e soggetti vicini a Burgio. Sarebbero spariti circa 100 milioni di euro, finiti in altri conti a riconducibili a Burgio, o in quelli di suoi amici (complici) fidati. Dal 2004 e fino all’anno scorso. Forse una parte del “tesoro” si troverebbe in paradisi fiscali. In tanti comunque avrebbero ricevuto regali e bustarelle. La Procura di Agrigento (procuratore capo Luigi Patronaggio e il sostituto procuratore Brunella Sardoni titolare del fascicolo) è quasi certa di “accordi” bancari, non del tutto trasparenti per agevolare l’imprenditore agrigentino.

Ci sarebbero state rilevanze bancarie che hanno aggravato gli effetti delle bancarotte, «l’hanno accresciuta nella sua gravità». E ancora: «prima l’Unicredit ha sospeso per almeno 7 mesi degli addebiti di somme di quasi 9 milioni di euro, parliamo di assegni emessi e pagati dalla banca anche in assenza di disponibilità sul conto corrente dell’indagato, e addebitati solo 7 mesi dopo. Questa condotta ha costituito un finanziamento ingente e anomalo con cui l’indagato ha portato avanti le sue imprese con 9 milioni in più».

A ricostruire ogni passaggio le indagini del personale del Nucleo di Polizia giudiziaria, guidato dal colonnello Fabio Sava. Un episodio importante ai fini giudiziari il fallimento della società “Gestal”, di cui Giuseppe Burgio era l’amministratore unico, aggravandone la situazione con 145 operazioni bancarie e relativi ad assegni, tutti emessi e negoziati nel 2010, per complessivi 3.100.000euro.

Un ingente finanziamento “anomalo” – così nel provvedimento – che gli ha permesso di proseguire l’attività d’impresa, occultandone ed aggravandone il dissesto in corso, incrementando il danno ai creditori. Dalla società “Ingross” i soldi distratti furono per circa 1 milione di euro, nell’arco di tre anni. Eloquente la distrazione di grosse somme di denaro da una società all’altra, ma anche di attrezzature. Per coprire gli imbrogli – secondo le Fiamme gialle – avrebbe falsificato numerosa documentazione contabile. Un giro di soldi ingente.

Burgio avrebbe accumulato un enorme “malloppo”, e solo in minima parte è stato individuato e sequestrato, con provvedimenti del Tribunale di Agrigento. Recuperati circa 20 milioni di euro: il patrimonio immobiliare della “Hopaf Srl” con sede a Porto Empedocle, società a suo tempo amministrata dallo stesso Burgio; tre abitazioni, uno nel centro di Palermo e due nella zona alta di Agrigento, in via Minerva, dove Burgio risiedeva; due immobili a destinazione commerciale, il primo è il Centro commerciale “Le Rondini”, di contrada “Vincenzella” a Porto Empedocle, l’altro si trova a Gela; le quote societarie della “Com.Invest spa” per 397.600 euro; le quote di partecipazione alla società “Holiday Center srl” pari a 28.921,58 euro; le quote presso società “Hopaf” 100.000 euro; oltre ad altri conti correnti bancari e depositi postali intestati allo stesso Burgio per altre centinaia di migliaia di euro.

Le indagini vanno avanti per individuare altri immobili o denaro nascosto chissà dove. C’è un altro caso, che viene fuori dalle indagini della Guardia di finanza.

Dopo il fallimento, Burgio avrebbe proposto una transazione di un pagamento di ben 15 milioni di euro, che avrebbe fatto per i creditori concordato con il Tribunale, in realtà indagando i finanzieri, hanno accertato che questo finanziamento sarebbe stato concesso da un istituto di credito londinese, poi sarebbe passato da una società all”altra, avendo sempre sede a Londra, e andando a “scavare”, hanno scoperto che le due società si trovavano nello stesso stabile, e nate nello stesso giorno, e che facevano capo a delle persone addirittura con precedenti penali, che sarebbero collegate con l’imprenditore agrigentino.

E’ quasi certo che attraverso questa oscura e illecita operazione di finanziamento estero, intendesse con ogni probabilità raggiungere un duplice effetto, ovvero: far rientrare legittimamente in Italia i capitali personali, o parte di essi (frutto delle considerevoli distrazioni di risorse societarie da questi poste in essere), precedentemente indebitamente trasferiti all’Estero; concordare e definire conclusivamente i fallimenti in corso, con l’effetto di salvare da eventuali misure cautelari reali il patrimonio della società. Da ricordare come nei prossimi giorni Burgio saprà se verrà accolta la richiesta di modifica della misura detentiva in carcere avanzata da proprio avvocato Carmelita Danile. Burgio si trova infatti in carcere al Petrusa dal giorno in cui scattarono le manette ai propri polsi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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