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Agrigento, anche il cardinale Montenegro in corsa per guidare la Cei

Di Gioacchino Schicchi |

AGRIGENTO – Per il nuovo presidente della Cei, la Conferenza episcopale Italiana, la stampa Vaticana “sussurra” anche il nome del cardinale Francesco Montenegro.

L’indiscrezione è stata pubblicata nei giorni scorsi dal quotidiano La Stampa, il quale nell’indicare i possibili “papabili” ha indicato proprio il nome dell’arcivescovo di Agrigento per un’elezione che si svolgerà questa mattina e da sola è già storia.

Oggi nell’aula nuova del Sinodo, infatti, i vescovi italiani potranno per la prima volta esprimere il proprio voto, per quanto potranno indicare una terna all’interno della quale sarà poi Papa Francesco a scegliere.

Tre nomi che probabilmente risponderanno in primis ad una ridistribuzione territoriale, nonostate i vescovi meridionali siano quelli che oggi possono contare sul 50% dei voti in assemblea. Voti sui quali Montenegro non ha potuto contare in precedenti occasioni assembleari e che, si vocifera, potrebbe non trovare dalla propria parte nemmeno stavolta, dato che, insieme a lui, oggi si fa con insistenza il nome di Filippo Santoro, oggi vescovo di Taranto e quello del vescovo di Teramo Michele Seccia. Va detto che comunque in seno alla Cei vi sarebbe da eleggere un rappresentante del Sud Italia, una possibilità alternativa che non va esclusa.

Per il Nord Italia, stando a La Stampa, il nome più accreditato è quello del vescovo-teologo di Novara, Franco Giulio Brambilla, già ausiliare di Milano con delega alla cultura, per il Centro il candidato più accreditato appare quello del vescovo di Fiesole, Mario Meini, attuale vicepresidente della Cei in rappresentanza della sua area geografica, anche se c’è anche chi fa il nome del cardinale arcivescovo di Firenze o l’arcivescovo di Perugia Gualtiero Bassetti.

L’arcivescovo sul tema non si ovviamente mai pronunciato, ma durante i giorni scorsi, precisamente durante il “Cantiere delle idee”, ha raccontato che oggi sarà con Papa Francesco per un incontro privato che, se non sarà foriero di elezioni, è quantomeno conferma di un rapporto esistente tra il “Papa di Lampedusa” e il suo arcivescovo.

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