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In Sicilia sulle tracce degli avi di Alberto di Monaco

Di Giuseppe Barone |

Dalla linea dei “cavalleroni” di Genova giungono in Sicilia a metà del XVI secolo i fratelli Gregorio e Agostino. Il primo si stabilisce a Trapani, ma non ha figli maschi e la sua discendenza femminile confluisce nel casato dei Riccio baroni di S. Anna. Agostino invece si trasferisce in Val di Noto, dando vita al ramo modicano del casato. A Siracusa avrebbe ricoperto la carica di giurato nel 1554, prima di risiedere stabilmente a Modica , dove dal 1564 al 1573 i Registri delle “Lettere Patenti” ne certificano la presenza come maestro razionale della Contea e “contador” di fiducia di Ludovico II Enriquez Cabrera, che gli affida missioni riservate presso la corte viceregia a Palermo. Agostino fa parte del nutrito gruppo di mercanti e banchieri genovesi (Vassallo, Centurione, Spinola, Birzio). Attratto dal lucroso commercio del grano ibleo , è pronto ad anticipare vistose somme di denaro ai Conti di Modica in cambio dell’ “arrendamento” di feudi e uffici. Il suo testamento nel 1593 rivela un cospicuo patrimonio di terre, fabbricati e censi, grazie a un “cursus honorum” di amministratore che gli vale il titolo di “spettabile” e di membro influente del patriziato urbano.

Le fortune dei Grimaldi spiccano il volo col primogenito Giuseppe, che dopo aver vestito “l’ abito” dei Cavalieri di Montesa sposa nel 1605 la nobile ereditiera modicana Antonia Lorefice, la cui ricca dote consiste in case, terre e gioielli per un valore di 7200 onze ( circa 7 milioni di euro). In alleanza con i La Restia di Ragusa e i Celestre di Modica, Giuseppe è tra i protagonisti della fondazione di Vittoria nel 1607 e del “cannamelito” di Boscopiano. Nel 1609 ottiene dal viceré il titolo di barone sui vasti feudi di S. Giovanni e Scoglitti che gli fruttano un patrimonio cospicuo di 22.000 onze. Anch’ egli riveste diverse cariche pubbliche, e fa ormai parte organica dell’aristocrazia della Contea. L’ ascesa economica e politica si consolida con la terza generazione della linea modicana. Alla morte di Giuseppe (1635) titoli e beni passano al figlio Giovanni che amplia ancor più il patrimonio feudale con la vasta baronia di Scirumi (tra Lentini e Palagonia) portata in dote dalla moglie Girolama Rosso Landolina. Ottimo e prudente amministratore, don Giovanni ricopre la carica di governatore della Contea nel 1650-54 e nel 1665-70, dona alle chiese di S. Giorgio e di S. Pietro le due artistiche urne-reliquiario d’argento con lo stemma di famiglia, mantiene i rapporti con i parenti genovesi curando la ricostruzione dell’ albero genealogico. Il suo terzogenito Agostino (1639-1660) entra nel prestigioso Ordine dei Cavalieri di Malta dopo aver dimostrato i propri “quattro quarti” di nobiltà e muore eroicamente nel mare di Candia combattendo contro i Turchi. Il lutto per il giovane martire sarà condiviso con lettere e necrologi da tutto il casato, da Napoli a Genova, dalla Spagna al principato di Monaco. Il barone Giovanni affiderà il compito di celebrare quella morte eroica al priore dei Carmelitani di Modica, Giovanni Paolo dell’ Epifania, che nel 1662 da alle stampe la biografia di Agostino.

Alla scomparsa di Giovanni s’insedia il figlio Carlo nel 1674. Anch’egli governatore della Contea, rappresenta la quarta generazione dei Grimaldi. Le carte d’ archivio documentano come a Genova e a Monaco si conoscono e si rispettano i consanguinei modicani. Nel 1682 il cardinale Gerolamo Grimaldi arcivescovo di Aix, discendente dal ramo dei “cavalleroni” , gli scrive confermandogli i sentimenti di affetto e stima per la comune discendenza. I meriti di Carlo sono tanti agli occhi del re di Spagna: nel 1677 reprime la rivolta antispagnola di Ragusa e fornisce a sue spese soldati, cavalli e frumento alla flotta reale che respinge l’attacco navale francese portato in Sicilia da Luigi XIV, l’ anno dopo redige delle Ordinanze per regolamentare la vita sociale della Contea, nel 1692 riceve l’ ambito titolo di principe, ma muore sotto le macerie del terremoto dei 1693. A succedergli è il fratello Enrico, principe e governatore dello Stato modicano, attento ad intrecciare una fitta corrispondenza col principe di Monaco Antonio Grimaldi, che nel 1702 gli risponde con due belle lettere in cui riconosce le relazioni di parentela e gli fa dono di un suo ritratto. Enrico sposa la nobildonna Agnese Scalambro che gli porta in dote la baronia di Serravalle in territorio di Mineo (nasce da qui la linea catanese ) e apre a teologi, scienziati, artisti il palazzo avito, che si trasforma in un’Accademia letteraria famosa. I suoi figli hanno la fortuna di avere come precettore il celebre medico-filosofo Tommaso Campailla, che avvia alla poesia l’ allieva Girolama Grimaldi Lorefice autrice della raccolta “La Dama in Parnaso” (1723).

Dopo la successione di Grimaldi, la discendenza diretta del ramo modicano si interrompe con il principe Michele (1718-1806 ), Gran Croce dell’Ordine Costantiniano e governatore della Contea, che genera nove figlie femmine, di cui sette destinate alla monacazione. Ma due di loro, Concetta e Francesca, si ribellano all’ autorità paterna e nel 1792 ottengono il decreto vescovile di “smonacazione”, con un gesto rivoluzionario di anticipata emancipazione. Si sposeranno entrambe, e rimaste vedove senza prole destinano il loro ingente patrimonio fondiario (quasi 2000 ettari ) ad opere religiose ed assistenziali: secondo Collegio gesuitico di S. Teodoro, Orfanatrofio, Ospedale ed Ospizio di vecchiaia, Istituto professionale di artigianato. Dopo l’Unità le vistose rendite saranno alienate a favore dell’ istruzione pubblica della città: Regia scuola tecnica (1862), Istituto Tecnico (1864) e Ginnasio Liceo (1875). Grazie a quel generoso lascito Modica potrà vantare a lungo un primato culturale nel sud-est dell’ isola e saprà essere fucina di classi dirigenti di alto profilo professionale ed intellettuale. Del nobile casato resterà a Modica il ramo collaterale dei Grimaldi di Calamenzana, che avrà i suoi esponenti di punta  nell’agronomo Clemente ( 1862-1915, accademico di Francia per i suoi studi sulla fillossera ) e nel fisico GiovanPietro (1860-1918, Rettore dell’Università di Catania). Da quest’ultimo, per testamento del 1912, nascerà l’omonima Fondazione che svolge un’intensa attività di promozione scientifica e culturale nel solco dell’antico lignaggio dei Grimaldi.

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