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Tragedia familiare a Gela: uccide la madre e tenta di ammazzare il padre

Di Daniela Vinci |

Un uomo affetto da turbe psichiche, Giuseppe Di Dio, di 54 anni, ha assassinato alle prime luci del giorno l’anziana madre, Nunzia Minardi, di 75 anni. L’ha assassinata al culmine dell’ennesima lite scoppiata nell’abitazione a piano terra di via Livorno,15 – nel popoloso quartiere Sant’Ippolito, dove il matricida era tornato da qualche giorno dopo essersi allontanato dalla casa protetta lo scorso fine settimana. 

Erano le 7 quando l’uomo si è avventato contro l’anziana madre, colpendola con un ventilatore e un bastone, infine, soffocandola. L’anziano genitore, Emanuele di 84 anni, ha cercato di difendere la moglie dalla furia omicidi del figlio. E l’ha scampata grossa. Giuseppe Di Dio ha tentato di colpire anche il padre che è riuscito a divincolarsi e trovare riparo fuori. Sul posto, allertati dai vicini, sono intervenuti gli agenti del Commissariato che hanno bloccato il matricida e trasportato in ospedale, dove è piantonato.

L’anziano padre è stato trasferito al pronto soccorso ma le sue condizioni non desterebbero particolari preoccupazioni. La salma della povera donna è invece ancora all’interno dell’appartamento, teatro della macabra uccisione, in attesa dell’arrivo del medico legale.

I vicini che hanno sentito le grida degli anziani e poi dato l’allarme, raccontano che il figlio ha aggredito la madre in cucina, forse con un bastone. Tracce di sangue sono state trovate a terra e su un ventilatore.

Ora Giuseppe Di Dio si trova piantonato nel reparto di psichiatria dell’ospedale Vittorio Emanuele di Gela, ma potrebbe essere trasferito in carcere nelle prossime ore.

Nel frattempo, è stata fatta una ricostruzione più verosimile dei fatti: l’omicida avrebbe strangolato la madre nella sua camera da letto. Il padre, accortosi dell’accaduto, ha tentato di bloccare il figlio, che ha reagito colpendo più volte l’anziano alla testa con un ventilatore.

Convinto di avere ammazzato anche il genitore, lasciato sanguinante sul pavimento della cucina, l’assassino ha afferrato il cadavere della madre e lo ha trascinato per portarlo accanto a quello del padre. Li voleva mettere insieme nella morte come nella vita – avrebbe detto agli inquirenti. Invece Emanuele Di Dio si è ripreso e, gridando, ha cercato di attirare l’attenzione della nuora che abita nello stesso edificio.

A quel punto, il folle ha strappato i fili del telefono e ha buttato il ricevitore in strada, dandosi alla fuga. Gli agenti del commissariato, giunti subito sul posto, lo hanno trovato, sporco di sangue, seduto sul marciapiede a una ventina di metri dal luogo del delitto, il numero 15 di via Livorno.

Secondo i vicini, Giuseppe Di Dio, che era ricoverato in una comunità terapeutica assistita (Cta) di Gela, chiedeva continuamente soldi ai genitori. Ma nei primi giorni di ogni mese si faceva ancora più insistente in concomitanza con l’incasso della pensione dei due.

Padre e figlio sono stati portati in ospedale. Emanuele Di Dio è stato medicato con numerosi punti di sutura alla testa e tenuto sotto osservazione per trauma cranico. Il matricida è sedato. E’ accusato di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela e di tentato omicidio.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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