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“Guerra di poltrone” nell’ente camerale

Di Gioacchino Schicchi |

Caltanissetta – La sospensiva non c’è, ma sul processo di accorpamento delle Camere di commercio di Agrigento, Caltanissetta e Trapani esiste un’enorme Spada di Damocle. Quanto basterebbe, da solo, a bloccare un processo già abbastanza lento.

La novità che oggi rischia di cambiare tutto, è una ordinanza del Consiglio di giustizia amministrativa, al quale si erano rivolti Legacoop Agrigento, Confcooperative Unione di Agrigento, Confesercenti Sicilia Area Centro Meridionale, Confesercenti Trapani, Cna di Agrigento, Cna di Trapani. La richiesta delle sigle di categoria era di riformare l’ordinanza pronunciata dal Tar a fine marzo (mai notificata), che aveva respinto l’istanza cautelare avanzata dai ricorrenti, i quali volevano sospendere gli effetti del decreto dell’assessore regionale alle Attività produttive di metà dicembre che ripartiva i seggi del nuovo Consiglio camerale tra le varie associazioni.

Una distribuzione delle poltrone realizzata dopo mesi di attesa in base ai criteri di rappresentatività (cioè rispetto al numero di iscritti) di ogni sigla di categoria che tuttavia è stata contestata da ricorrenti. Questi registravano una “sovrarappresentazione concessa ad alcune associazioni di più recente costituzione e con diffusione limitata ad una delle tre province che presentano, invece, dati di rappresentanza di gran lunga inferiori”. Accuse che ovviamente si inseriscono in un bailamme molto più ampio su base regionale, con “guerre fratricide” tra sigle.

Adesso il Cga, ritenendo che le “esigenze delle parti possono essere (e vadano) meglio tutelate mediante una sollecita definizione del giudizio di merito”, ed “essendo evidente che l’intera questione necessita di un approfondimento che non appare compatibile con la funzione e con la struttura (oltreché con gli orizzonti cognitivi propri) della presente fase di giudizio”, ha accolto l’istanza, trasmettendo al Tribunale amministrativo regionale gli atti. Sarà insomma il Tar a dover nuovamente pronunciarsi sulla vicenda.

Questo, se formalmente non blocca la procedura, di certo rende sub iudice la costituzione della nuova struttura camerale, ancora oggi retta da un commissario regionale.

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