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Per Fabrizio Corona pm chiede confisca casa e restituzione del denaro

Di Redazione |

MILANO – La sua casa di via de Cristoforis, a due passi da corso Como, zona della movida milanese, che gli venne sequestrata nel novembre 2016, deve essere confiscata e diventare patrimonio dello Stato, mentre di quel “fiume” di contanti, oltre 2,6 milioni di euro, che vennero trovati in parte in un controsoffitto, in parte in Austria, circa 1,8 milioni, gli devono essere restituiti. Sono le richieste, ridimensionate rispetto all’inizio del procedimento, formulate dal procuratore aggiunto di Milano Alessandra Dolci a carico di Fabrizio Corona davanti ai giudici della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Milano. «Lasciatemi la casa, così io che sono Fabrizio Corona la rivenderò a 2,5 milioni di euro, anche se vale 1,5, e con quei soldi la mia società pagherà le tasse che deve ancora» era stato l’ultimo appello dell’ex “re dei paparazzi” (tornato in carcere nell’ottobre di due anni fa) di fronte al collegio (giudici Rispoli-Cernuto-Pontani) che deciderà se confiscare o meno l’abitazione e i soldi «entro 90 giorni».

Poco prima il pm Dolci, richiamandosi ad una memoria e agli atti (la Procura di Locri indaga per riciclaggio sul passaggio della casa) ha evidenziato i «profili di opacità» che hanno riguardato la vendita dell’immobile, che fu intestato “fittiziamente” a Marco Bonato, ex collaboratore di Corona. L’ex “fotografo dei vip”, ha spiegato il pm, «in quel momento», nel 2008, «riteneva opportuno intestare ad altri l’immobile perché aveva un’esposizione considerevole verso il Fisco e non poteva intestarlo nemmeno alla sua società Fenice srl, che non versava le imposte». Quel bene, dunque, secondo il pm «sarebbe stato facilmente aggredibile dall’Agenzia delle entrate» se fosse stato intestato a Corona o alla Fenice. Riguardo agli oltre 2,6 milioni sequestrati sempre nel 2016, di cui oltre 1,7 milioni trovati nel controsoffitto della casa della collaboratrice Francesca Persi e oltre 800mila euro in cassette di sicurezza in Austria, il pm ha chiesto il dissequestro di più della metà. Vanno revocati, per la Procura, i sigilli dei ‘soldi austriacì perché su quelli Corona «ha pagato» le imposte. Sui contanti del controsoffitto, invece, il pm ha chiesto la confisca solo di 758mila euro, ossia della “ammontare dell’imposta evasa». Sul fronte della misura della sorveglianza speciale, poi (applicata nel 2012), un eventuale aggravamento per «attuale pericolosità sociale» potrebbe metterlo in difficoltà nella sua nuova richiesta di uscire dal carcere con l’affidamento in prova – il pm si è richiamato «al decreto già emesso» dal Tribunale, senza parlare di rafforzamenti nelle richieste in aula.

Decisa e accalorata, è stata invece la difesa dell’avvocato Ivano Chiesa, che rappresenta Corona con Luca Sirotti: «Ha commesso cinque reati in un anno e mezzo, quando era fuori di testa perché era tossico, e vogliamo continuare a rovinargli la vita! Non ha commesso più reati dal 2007, la gente comune percepisce che non è un farabutto ma che è solo un gradasso, un “ganassa”, e mi dice “è ancora in galera, por fioeu (povero figlio, in milanese, ndr)”».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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