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Adrano, la pax dei clan Santangelo e Scalisi per dividersi gli affari illeciti: 33 arresti

Di Fabio Russello |

Trentatré persone sono state arrestate nella notte dalla quadra Mobile di Catania che ha eseguito un’ordinanza firmata dal gip del tribunale di Catania su richiesta della Dda etnea. Tutti sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa per avere fatto parte del clan Santangelo di Adrano, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, rapina, furto, reati in materia di armi, con l’aggravante di aver così favorito l’organizzazione mafiosa.

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La indagini che si è avvalsa di intercettazioni telefoniche ed ambientali, osservazioni, pedinamenti e anche sulle dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, sono state coordinate dalla Dda di Catania e condotte dalla Squadra Mobile – Sezione Criminalità Organizzata – di Catania e dal Commissariato di Adrano e comprendono un periodo tra il settembre del 2014 e il settembre del 2016.

L’inchiesta ha consentito di azzerare il clan dei Santangelo “Taccuni” di Adrano, alleata della famiglia catanese dei Santapaola – Ercolano. Tra le persone arrestate – per droiga – anche un poliziotto, Francesco Palana che si riforniva dall’uomo di fiducia del boss Santangelo.

Il clan era diretto appunto dal boss storico Alfio Santangelo ed era organizzato sul territorio da Antonino Quaceci e Nino Crimi sino al loro arresto avvenuto nell’aprile del 2015, e successivamente da Salvatore Crimi e Gianni Santangelo. Con la cosca avversa degli Scalisi, alleata della famiglia catanese dei Laudani, dopo anni di aperta contrapposizione, è stata poi raggiunta un’intesa per la spartizione dei proventi derivanti dalle attività illecite. Le intercettazioni telefoniche ed ambientali hanno fatto emergere come i due clan insieme controllassero il mercato ortofrutticolo con l’imposizione del”pizzo” agli operatori di settore ortofrutticolo e a quelli dell’ingrosso delle carni.

Sono anche state accertate estorsioni ad aziende ed esercizi commerciali nel territorio di Adrano e anche alcune rapine e furti, ai danni di istituti bancari.

La pax tra i Santangelo e gli Scalisi che hanno così condiviso gli affari illeciti ha fatto sì che tra gli arrestati ci siano anche Antonino Bulla e Antonino La Mela ai quali, in concorso con Pietro Maccarrone e Nicola Amoroso, appartenenti al clan Scalisi – sia contestata una tentata estorsione al titolare di un’impresa di estrazione di materiale lavico, con sede in Adrano, verso la cui azienda, per minaccia, furono esplodsi alcuni colpi di arma da fuoco. A Nicola D’Agate e Andrea Palmiotti è stata contestata un’estorsione perché avrebbero costretto un imprenditore a versare 31 mila euro.

A Salvatore Crimi, Nicola D’Agte e Alfredo Pianzone è invece contestato (anche) il tentato furto commesso la notte del 25 dicembre 2015 ai danni della filiale del Banco Popolare Siciliano, a Santa Maria di Licodia. In quella circostanza, la Polizia aveva arrestato in flagrante Maurizio Pignataro e Nicolò Trovato i quali, poco prima, dopo avere bloccato le strade di accesso e utilizzando un escavatore, avevano provato a portare via il bancomat.

 Nino Crimi, Nicolò Trovato, Francesco Rosano e Maurizio Pignataro, il primo mandante e gli altri di esecutori, sono anche accusati di una sanguinosa rapina avvenuta il 23 gennaio del 2015 in una abitazione di Santa Maria di Licodia. Una donna fu brutalmente picchiata per farsi aprire la cassaforte e portando via quasi mezzo milione di euro. I clan gestivano anche il mercato della droga con Nino Crimi, Salvatore Crimi, Gianni Santangelo ma anche con Antonino Bulla e anche in questo caso c’è stata la conferma di come gli Scalisi si rifornissero di droga acquistandola dai Santangelo.

Nel corso delle perquisizioni eseguite a corollario dell’esecuzione della misura restrittiva, all’interno del vano contatore dell’Enel di pertinenza dell’abitazione di Nicolò Trovato è stata rinvenuta e sequestrata una “penna pistola” e quindi l’uomo è indagato anche per detenzione illegale di arma da fuoco. Due destinatari della misura restrittiva sono irreperibili perché già all’estero, altri due sono irreperibili e sono attivamente ricercati.

Alla fase esecutiva hanno partecipato 200 unità della Polizia di Stato, tra cui equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine Sicilia Orientale ed unità eliportata del Reparto Volo di Palermo, e le Squadre Mobili di Messina e Piacenza.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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