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Sindaco Acireale arrestato, scoperchiato “vaso di Pandora”: 4 i casi di corruzione

Di Redazione |

Acireale (Catania) – Un sindaco che per favorire la campagna elettorale del suo referente politico spinge due piccoli imprenditori a promettergli voti con l’ausilio di un luogotenente della Polizia Locale; dipendenti pubblici capaci di pilotare atti amministrativi e di attestare collaudi di opere pubbliche mai effettuati; professionisti capaci di incidere sul comportamento di amministratori pubblici per favorire sé stessi, professionisti e imprese. E’ il “vaso di Pandora” scoperchiato dalla Guardia di Finanza, che ha fatto luce su quattro diversi episodi di corruzione in una inchiesta sfociata nell’arresto, per turbata libertà degli incanti e corruzione continuata, di otto persone, tra cui il sindaco di Acireale, Roberto Barbagallo, eletto in una lista civica, e di due dipendenti del suo Comune.

Nell’operazione, denominata “Sibilla”, vi sono 17 indagati. Per cinque di loro il Gip ha disposto la custodia cautelare in carcere, per tre gli arresti domiciliari, per due un’interrogatorio di garanzia; mentre ha rigettato una misura restrittiva richiesta. L’inchiesta ruota attorno a Barbagallo, 42 anni, sindaco dal giugno del 2014: per favorire la campagna elettorale del deputato regionale di Sicilia Futura Nicola D’Agostino, che non è indagato, avrebbe dato disposizione ad un luogotenente della polizia locale, Nicolò Urso, ora ai domiciliari, di avviare controlli amministrativi nei confronti di due imprenditori. L’obiettivo sarebbe stato quello di indurli ad avvicinare il sindaco per evitare la sanzione, quest’ultimo avrebbe chiesto in cambio sostegno elettorale per il suo referente politico. «Mi serve una cosa elettorale – dice Barbagallo in una conversazione intercettata -. Ci puoi andare per farli spaventare così mi vengono a cercare». Il gip Giovanni Cariolo sottolinea che il sindaco «denota una personalità criminale allarmante». Sulla corruzione interviene anche il procuratore Carmelo Zuccaro: «E’ un crimine odioso – spiega – soprattutto in un momento storico politico in cui ci sono scarse risorse di cui tutti i cittadini si devono avvantaggiare e che vengono distolte».

L’indagine ha portato alla luce anche irregolarità in merito all’ampliamento del cimitero comunale di Acireale e al conferimento di incarichi professionali relativi alla riqualificazione della pista di atletica nel centro sportivo “Tupparello” di Acireale e nel campo di calcio di Malvagna (Messina). Tra gli arrestati anche il responsabile della Protezione civile del comune di Acireale, Salvatore Di Stefano, un consulente e un dipendente di una ditta che aveva svolto lavori di ampliamento nel cimitero di Acireale, la San Sebastiano Srl. Di Stefano avrebbe attestato collaudi strutturali in realtà mai effettuati. Le ordinanze hanno raggiunto anche una consulente locale del Coni, Anna Maria Sapienza, che, con la complicità di un dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Acireale, avrebbe ottenuto per un ingegnere e per sé l’incarico di redigere il progetto dei due impianti sportivi, retribuito con un compenso rispettivamente di 5.000 e 14.300 euro e attribuito con una finta gara al massimo ribasso. Per il gip gli indagati, seppure «estranei alla Pubblica amministrazione» hanno mostrato di «avere una formidabile incidenza sui pubblici amministratori che sono riusciti ad “orchestrare” per «favorire il proprio tornaconto e quelli di professionisti ed imprese agli stessi vicini». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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