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«Quel folle pick-up a Catania? Ho pensato all’Isis, dovevo fermarlo»

Di Concetto Mannisi |

«Lo ammetto, ho avuto paura. Ma non per la mia incolumità, bensì per tutto quello che sarebbe potuto accadere ai tanti frequentatori – soprattutto giovani – della “movida” catanese». Un’abrasione al braccio, una spalla visibilmente fasciata, il vicequestore Daniele De Girolamo, dirigente dell’Ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico, parla con tono pacato. Quasi come se l’impresa – perché di questo si tratta – realizzata sabato sera nel centro storico cittadino fosse la cosa più normale di questo mondo. Invece di normale c’è stato ben poco ed è lecito domandarsi cosa sarebbe potuto accadere se il poliziotto, libero dal servizio, non fosse intervenuto per fermare un pick-up che procedeva zigzagando e ben oltre i limiti di velocità consentiti.

«Mi trovavo in piazza Goliarda Sapienza – racconta De Girolamo – quando qualcuno mi ha detto di avere visto passare un pick-up ad altissima velocità e con un forte stridio di ruote. Neanche il tempo di pianificare un intervento che il mezzo è sbucato nuovamente ed è così che, approfittando di un suo rallentamento, l’ho raggiunto e sono balzato sul cassone. Ciò con la pistola in pugno – aggiunge – visto che il capo della polizia, nell’ottica di eventuali atti terroristici, ha autorizzato i poliziotti a portare la propria arma anche fuori dal servizio».

«Raggiunto l’oblò del pick-up – prosegue De Girolamo – ho cominciato a picchiare sul vetro con violenza, col calcio della pistola, sollecitando i passanti a chiamare il 112 e intimando all’uomo di fermarsi. Costui, come un automa, non si è mai girato verso di me e ha continuato a correre travolgendo fioriere, tamponando auto in sosta e rischiando di arrotare chi gli si parava davanti».

«Ho pensato davvero che si trattasse di un terrorista dell’Isis – continua – e mi sono chiesto se sparargli per fermarlo o tentare una mossa ulteriore. Un suo secondo rallentamento mi ha portato a optare per questa seconda strada, anche se quando ho raggiunto lo sportello balzando in strada lui se ne è accorto e ha aperto violentemente, facendomi cadere – eravamo in via di Sangiuliano – sulla carreggiata. Ciò mentre arrivava un’auto in senso opposto che è riuscita a schivarmi di un niente, tamponando un mezzo parcheggiato; e mentre sono stato io, schiacciandomi sui mezzi in sosta, ad evitare un secondo guidatore che non si era accorto della mia presenza. A quel punto, dopo avere esploso due pistolettate alle ruote del pick-up, che purtroppo hanno colpito un cerchione del mezzo, ho chiamato le “mie” volanti, invitandole a circondare l’area del centro storico e bloccare quel folle. Cosa che è avvenuta in corso Martiri della Libertà, mentre stava preparandosi a tornare verso corso Sicilia».

Cosa pensa che volesse fare?

«Qualcosa di grave, sicuro, anche se avevo compreso, quando ho cercato di aprire lo sportello, che non si trattava di un terrorista. Però quest’uomo aveva bevuto parecchio, certamente aveva assunto sostanze stupefacenti e quando è stato fermato pronunciava frasi sconnesse sul demonio, su Dio e sui suoi figli. Inoltre, cosa certamente strana, aveva sette coltelli in auto che abbiamo sequestrato».

Il momento di maggiore terrore?

«Quando ho pensato che stesse per imboccare via Biondi, dove ci sono tantissimi tavolini e che a quell’ora era pieno di studenti».

Qualcuno si è complimentato con lei?

«Il questore Francini, il vicario Fazzino, tanti colleghi e persone della strada».

Se l’è cavata con 25 giorni di prognosi, alla fine ha pensato “ma chi me lo ha fatto fare”?

«Neanche per idea. Questo signore poteva davvero provocare una strage e noi poliziotti siamo lì anche per fronteggiare queste situazioni. Se qualcuno davanti a tali episodi ha dei tentennamenti, beh, è meglio che cambi mestiere: io ciò che ho fatto lo rifarei altre cento volte».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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