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Solidarietà ai medici dell’Ove «La città sana non sia passiva»

Di Giuseppe Bonaccorsi |

Catania – Sembra paradossale, ma quanto accaduto ieri pomeriggio al Pronto soccorso dell’Ove conferma che i «luoghi comuni» spesso non raffigurano pienamente la realtà della nostra città. E questo perché l’appello ad esprimere solidarietà ai medici del Pronto soccorso del Vittorio Emanuele e in particolare al dott. Rosario Puleo, picchiato pesantemente la notte di Capodanno da un gruppo di aggressori, arriva da Librino e non dai cosiddetti «quartieri bene» della città. Proprio da quel quartiere additato spesso a torto da chi sostiene che la criminalità imperi soprattutto tra le sue vie anziché nei salotti buoni della città. Stavolta, invece, queste persone devono fare un passo indietro davanti a quella parte di società, non legata alla cosiddetta «società civile» e neanche a sindacati o associazioni, che decide di metterci la faccia per sostenere la legalità.

Il volto della solidarietà nei confronti dei medici stavolta arriva da un artigiano che abita a Librino, Salvatore Siracusa e da sua moglie che di professione fa l’insegnante. Dopo la brutale aggressione intimidatoria al dott. Puleo e il conseguente senso di abbandono manifestato da tutto il personale sanitario del reparto, su Facebook queste persone hanno cominciato a sostenere che bisognava fare qualcosa. E così sono arrivati gli attestati di solidarietà da decine di abitanti della città, in verità di tutti i quartieri, che hanno deciso di scrivere una lettera e portarla ai medici e agli infermieri del Pronto soccorso che ogni giorno vivono sulla loro pelle cosa significa fare medicina di emergenza e quanto ci si debba dannare perché ormai è difficile anche trovare un posto libero nei reparti per ricoverare i pazienti. «E’ stata una iniziativa dall’alto valore simbolico e civile – ha spiegato il direttore generale dell’azienda Policlinico-Ove, Paolo Cantaro che ha incontrato i cittadini – E fa specie che lappello arrivi su iniziativa di cittadini che abitano in un quartiere sempre additato negativamente. Abbiamo quindi deciso di affiggere in bacheca la lettera di solidarietà che ci hanno consegnato e di posizionare anche un registro che tutti i cittadini che intendono sposare questa iniziativa potranno firmare per aumentare il sentimento di opinione che si è creato dopo l’aggressione».

«Fin dal primo momento avevamo sperato in una solidarietà concreta che arrivasse principalmente dalla città – ha aggiunto il primario del reparto, Giuseppe Carpinteri -. Ci eravamo sentiti abbandonati dopo la brutale aggressione al nostro medico e il silenzio della città e delle istituzioni ci aveva ferito. Poi pian piano sono arrivati gli attestati delle istituzioni e adesso anche quello dei cittadini e questo ci riempie di orgoglio. Speriamo di poter avviare un rapporto più stretto con questa parte della città sana e studiare regole condivise che possano migliorare anche l’accesso al Pronto soccorso».

la lettera è stata apprezzata anche da tutto il personale. Questo il testo: «Caro dott. Puleo, l’aggressione da lei subita ci ha sconvolto. La vicenda è di una gravità inaudita e non può essere accantonata o vista come un caso di violenza isolato. questa vicenda è il termometro del degrado in cui sta precipitando la nostra cara città. Noi catanesi, ogni giorno, assistiamo ad episodi di violenza di vario genere e a fronte di ciò si constata il quasi totale disinteresse della cittadinanza e tanta passività. Tutti sappiamo – prosegue la lettera – e credo anche lei, che la grandissima maggioranza dei catanesi è pulita ed onesta e che non ha niente a che fare con i delinquenti che l’hanno aggredita, ma gli stessi catanesi peccano per la troppa passività ed è, quindi assente la forza di reazione. Il comportamento passivo della parte sana della nostra società è il migliore alleato dei mafiosi e della delinquenza comune. Se nella testa di noi siciliani non scatta la molla che ci rende protagonisti nel contrastare ogni tipo di illegalità le cose finiranno con l’andare sempre peggio e non si vedrà più la luce. Saremo costretti a veder andare via i nostri figli e non soltanto per la mancanza di lavoro, ma anche per l’assoluta mancanza di protezione e sicurezza. Non si può lasciare solo il singolo coraggioso cittadino che reagisce e che ha nel proprio Dna il rispetto delle regole, come lei, o che a sbrigarsela siano solo le forze dell’Ordine. Il suo comportamento deve essere esercitato da tutti noi…». Quindi il passaggio finale della lettera dei cittadini: «A lei e a tutti i suoi colleghi che hanno subito prima, ai suoi colleghi che sono in trincea al pronto soccorso esprimiamo col cuore tanta solidarietà….».

Il fatto la notte di Capodanno

L’aggressione al medico Rosario Puleo si è verificata la sera del primo dell’anno, intorno alle 23, quando un gruppo composto da una decina di persone e capeggiato da un pregiudicato è arrivato al Pronto soccorso e attraverso un ausiliario del 118 è entrato all’interno del reparto. Lì, come si evince dalle immagini a circuito chiuso il medico è stato prima invitato a rendere noto il nominativo di una giovane che era caduta col motorino, ma al suo diniego è stato pesantemente picchiato.

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