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Sequestro beni Catania: chi è Gaetano Nobile, “rampollo” in ascesa del clan Cappello

Di Redazione |

CATANIA – Gaetano Nobile, 31 anni, il presunto mafioso al quale secondo le indagini di polizia erano riconducibili i beni sequestrati oggi dalla polizia di Catania (tra cui due noti bar in via Armando Diaz), è un pluripregiudicato sottoposto a provvedimento di “Avviso Orale”, motivo per il quale il questore Marcello Cardona, lo ha proposto per la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale per un congruo periodo, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza; secondo quanto risulta dalle indagini, è imparentato con esponenti di spicco del clan mafioso “Cappello” (gli zii, Sebastiano e Aurelio Balbo) e, sebbene relativamente giovane, si è distinto in numerosi e gravi episodi delittuosi, per i quali ha subìto condanne definitive, tra l’altro, per furto aggravato, rapina aggravata, sequestro di persona, evasione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Dai molteplici elementi investigativi raccolti – alcuni anche durante i periodi di carcerazione di Nobile – è emersa la figura di un soggetto poco incline all’osservanza delle norme e con uno stile di vita sproporzionato rispetto ai redditi ufficilamente dichiarati. E’ emersa una personalità proclive a delinquere con una forte connotazione che lo fa emergere come soggetto socialmente pericoloso.

 L’indagine patrimoniale ha evidenziato da un lato un’evidente quanto eclatante sproporzione tra quanto dichiarato e quanto posseduto e, dall’altro, la irregolarità del patrimonio così accumulato in quanto frutto di investimenti illeciti. Proprio la sproporzione e l’irregolarità del patrimonio riconducibile a Nobile  fatto scattare l’applicabilità dell’articolo 20 del decrerto legilsativo  159/2011, un potente strumento a disposizione degli investigatori e dell’autorità giudiziaria che consente di colpire i patrimoni illecitamente accumulati e reinvestiti in attività legittime e “alla luce del sole”.

In una nota, il legale di Gaetano Nobile, l’avvocato Salvatore Cannata, sottolinea che in questa indagine non ci sono evidenze di un collegamento tra Nobile e il clan Cappello, in quanto il provvedimento di sequestro odierno trae origine solamente dai precedenti penali dello stesso Nobile «che hanno a che fare con reati comuni e sicuramente non orbitanti all’interno di alcuna consorteria mafiosa». Ma, sottolinea l’avvocato Cannata, se il collegamento evidenziato dagli investigatori «nasce dalla circostanza che Nobile è nipote di Sebastiano e Aurelio Balbo, soggetti raggiunti in passato da sentenze di condanna per associazione mafiosa, siamo arrivati ad utilizzare e parafrasare in chiave giuridica l’espressione dell’antico testamento per cui “le colpe degli zii oggi ricadono anche sui nipoti”».

Il legale aggiunge che «le attività imprenditoriali e commerciali di Nobile sono state poste in essere in modo lecito poiché la provenienza dei beni che hanno dato luogo alle attività commerciali sono frutto di finanziamenti ottenuti tramite società finanziarie, tutte ampiamente dimostrabili». Le accuse rivolte a Nobile di una sua presunta partecipazione o affiliazione con il clan Cappello – secondo il legale – sono pertanto completamente prive di fondamento».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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