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Crollo di via Crispi, sospetti su un uomo: «Una tragedia annunciata, era pericoloso»

Di Concetto Mannisi |

STAZIONARIA MA GRAVE LA BIMBA FERITA

Quel “qualcosa di grave” è avvenuto nella notte fra il sabato e la domenica di Carnevale, mentre tante persone rientravano dai locali della “movida”, in alcuni casi ancora più affollati del solito vista la ricorrenza festaiola. Per questo, nonostante la disgrazia che ha determinato il decesso dell’ottantaquattrenne Agata Strano, il ferimento grave di due persone e quello più leggero di altre due donne, c’è soltanto da ringraziare il cielo per il fatto che il bilancio delle vittime non sia stato ancora più pesante di quello finale. In verità, fino alle 19 di ieri i soccorsi – in testa i vigili del fuoco, ma anche la protezione civile, i volontari, polizia, vigili urbani, carabinieri e Guardia di finanza – hanno lavorato sodo perché si temeva che sotto le macerie potesse trovarsi un’altra persona, ovvero una badante moldava che periodicamente assisteva uno degli anziani della palazzina. Per fortuna, non appena si è riusciti a liberare da quella montagna di detriti l’area interessata dall’esplosione e dal crollo, tutti hanno potuto tirare un sospiro di sollievo.

Una tragedia annunciata, si diceva. Questo perché pare che l’uomo che ha determinato l’esplosione di ieri (e che, fra l’altro, si sarebbe salvato in quanto protetto dalla struttura del frigorifero, che gli ha fatto da scudo) avesse qualche problema mentale, tanto da essere stato trattato in passato da psichiatri.

Si dice che sabato sera, fino a tardi, abbia litigato ad alta voce con qualcuno e che, forse, abbia pure eseguito dei lavori con arnesi anche rumorosi (un trapano). Poi – ma ancora gli accertamenti sono in corso e mancano riscontri più precisi – è andato a riposare, ignaro che all’interno della sua abitazione non servita dal metano si stesse verificando la più classica fuga di gas, forse per la rottura di un tubo di collegamento con la bombola di gpl oppure per una manopola che regola il flusso del gas verso il piano cottura, lasciata aperta.

Il puzzo sarebbe stato avvertito anche dalla madre della bambina ferita – un’italiana sposata con un marocchino, quest’ultimo assente al momento del terribile boato – la quale avrebbe dichiarato a chi indaga sulla vicenda di avere controllato i fornelli della propria casa intorno alla mezzanotte. Quindi due ore prima dell’esplosione che – lo ripetiamo – anche se mancano precisi riscontri in tal senso, sarebbe avvenuta in casa del sessantenne, dopo che l’appartamento era stato invaso dal gas.

Tale convincimento in alcuni dei soccorritori (che prima hanno portato l’uomo al Vittorio Emanuele e poi in elisoccorso al Civico di Palermo) è comunque determinato dalle ustioni riportate dal sessantenne: «Ci si brucia se c’è la fiammata e la fiammata avviene là dove si verifica lo scoppio».

La scintilla sarebbe stata provocata dalla semplice pressione sull’interruttore della luce della cucina ed è in quel momento che è avvenuta la catastrofe, con una parte della palazzina che si sbriciolava come se colpita da bombardamento aereo, mentre la facciata del palazzo di fronte veniva investita dalle pietre scagliate dalla deflagrazione; alle spalle, invece, l’onda d’urto svelleva saracinesche, portoni in ferro e spaccava intere vetrate: particolarmente colpito il palazzo al civico 22 di via Napoleone Colajanni.

Per Agata Strano, la “signorina” (come la chiamavano gli abitanti della zona), non c’è stato subito nulla da fare, mentre la madre della neonata ha scavato fra i detriti con le proprie mani per salvare la vita alla figlioletta: la bambina è andata in arresto cardiaco, con una frattura alla testa, ma pare che grazie alla respirazione bocca a bocca il suo cuore abbia ricominciato a battere ed è stata trasportata di gran carriera al pronto soccorso dell’ospedale Nuovo Garibaldi di Nesima. In breve la zona di via Crispi, presto interdetta al transito per ragioni di sicurezza e per evitare episodi di sciacallaggio, è stato un brulicare di soccorritori e di curiosi. La Procura, rappresentata dal dottor Carmelo Zuccaro e dalla sostituta Raffaella Vinciguerra, ha disposto il sequestro delle due palazzine al civico 111 e di quella (abitata solo al primo piano) poco più sotto, in direzione via Archimede, dichiarate inagibili. I residenti sono stati ospitati, così come disposto dall’amministrazione comunale, in un albergo di via Etnea.

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