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Così il clan catanese dei Laudani si è infiltrato in Lombardia

Di redazione |

Milano – L’indagine che in mattinata ha portato all’arresto di 14 persone è stata avviata nel giugno 2015 e ha consentito di accertare che la “nota” famiglia mafiosa dei Laudani è riuscita, attraverso una serie di società e cooperative riconducibili al cosiddetto “gruppo Sigilog” di Cinisello Balsamo e facenti capo a diversi imprenditori tra i quali Alecci Luigi, Politi Giacomo, Micelotta Emanuele ed i fratelli Fazio Alessandro e Nicola, tutti collegati a Di Mauro Orazio Salvatore, organico dei Laudani, ad infiltrarsi nel tessuto economico lombardo.

Luigi Alecci, sostengono gli inquirenti, è la figura di riferimento del sodalizio, in grado di gestire e mediare i rapporti tra gli imprenditori con i quali è in affari, mentre i fratelli Fazio, su sollecitazione di Alecci, di Giacomo Politi e di Emanuele Micelotta, concorrevano ad inviare, per il tramite dell’affiliato Enrico Borzì, somme di denaro contante in Sicilia destinate al sostentamento economico delle famiglie dei detenuti appartenenti alla famiglia mafiosa Laudani. I fratelli Fazio, emerge dalle indagini, sono imprenditori che operano nel campo della vigilanza e della sicurezza, attraverso diverse società della “Securpolice Group scarl” di Cinisello Balsamo e forniscono numerosi servizi a favore di strutture pubbliche e private, in particolare presso catene di supermercati su tutto il territorio nazionale. Le dazioni di denaro a esponenti della famiglia laudani, in particolare quelle riconducibili ai fratelli Fazio, erano funzionali, secondo l’accusa, ad ottenere commesse ed appalti in Sicilia dalla Lidl Italia, garantendo così il monopolio e la cogestione del settore. 

Il denaro, grazie alla connivenza di un professionista, Attilio Alfonso Parlagreco, veniva monetizzato attraverso società riconducibili anche a prestanome, tra i principali Alberto, Monteverde, Vincenzo Strazzulla, Vincenzo Greco, Antonino Ferrari e Rosario Spoto e proveniva da diverse attività illecite (emissione di fatture per operazioni inesistenti ad oggi quantificate in oltre 2,5 milioni di euro, omessa dichiarazione ed omesso versamento Iva). Tali provviste erano destinate, sostengono gli inquirenti, anche a finanziare attività di corruttela di amministratori di enti pubblici e di dirigenti della Lidl Italia srl, quale Simone Duriano, al fine di assicurarsi l’assegnazione dei lavori di restyling e rifacimento delle filiali di quest’ultima società mediamente per un importo di circa 3 milioni di euro annuali.

L’attività di penetrazione nei pubblici appalti, in particolare quelli assegnati con affidamento diretto, gestiti da Afrone Giovanna Rosaria Maria (Responsabile del Servizio Gestione Contratti Trasversali con Convenzioni Centrali di Committenza del Comune di Milano), e avvenuta grazie alle influenze illecite di due ex dipendenti pubblici, Elia Orazio (settore ospedaliero) e Palmieri Domenico, (Provincia di Milano), quest’ultimo tuttora sindacalista con delega al rapporto con le istituzioni e “stipendiato” mensilmente dal sodalizio criminale.

Sono numerosi i provvedimenti giudiziari disposti nell’ambito dell’inchiesta che questa mattina ha visto l’arresto di 14 persone accusate di vari reati all’ombra del clan mafioso dei Laudani di Catania. In particolare è stata disposta l’amministrazione giudiziaria nei confronti della Lidl Italia, con riferimento alle direzioni regionali di Volpiano (To),Biandrate (No), Somaglia (Lombardia) e Misterbianco (Catania). E’ stato poi disposto il sequestro preventivo delle quote di 10 società e cooperative riconducibili al cosidetto “gruppo Sigilog” di Cinisello Balsamo (operanti nel settore della logistica, del facchinaggio e dei servizi alle imprese, alle cui dipendenze risultano circa 190 dipendenti) e di 3 immobili, oggetto, secondo l’accusa, di intestazione fittizia. E stata quindi fissata una udienza davanti al gip di Milano al fine di decidere sulla nomina di un commissario giudiziale per un anno nei confronti di 5 società riconducibili alla “Securpolice Group” di Cinisello Balsamo (operanti nel settore della sicurezza e della vigilanza, alle cui dipendenze risultano circa 600 dipendenti). Quindi è stato disposto il sequestro preventivo d’urgenza relativo a disponibilità finanziarie per un importo per equivalente di oltre 2,5 milioni di euro, derivante da reati di natura fiscale”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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