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L’arringa del legale del fotografo catanese dei vip: “Corona trattato come Riina”

Di Redazione |

Fabrizio Corona è stato trattato come Totò Riina, paga un brutto carattere e contro di lui c’è moralismo che non deve entrare nelle aule di giustizia. Lo ha detto Ivano Chiesa, il legale che fin dal 2013 difende l’ex fotografo catanese dei vip che ha chiesto l’assoluzione per l’imputato accusato di intestazione fittizia di beni, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione per 2,6 milioni di euro trovati in parte in Austria e in parte in un controsoffitto.

“Questo processo è clamorosamente esagerato, queste imputazioni sono esagerate, tutto questo è un problema fiscale e null’altro. Stiamo facendo un processo basato sul niente”, spiega nella sua arringa, sottolineando come la “difficoltà” di difendere il suo cliente è “che quando si parla di Corona tutto è gonfiato, è esagerato. Lui ci ha messo del suo, ma qui c’è una percentuale di moralismo che va tolta. Come fa ad avere tanti soldi? Fa una montagna di soldi perché lavora dalla mattina alla sera, fa un mestiere per cui guadagna tanto ma questo è il mercato e i temi morali non contano niente. Qui bisogna limitarsi a valutazioni tecniche e bisogna dimenticare la morale”.

Corona è “stato arrestato davanti al figlio di 14 anni, manco fosse Totò Riina” e l’operazione per sequestrare il ‘tesoretto’ “sembrava Apocalypse Now”, dice Chiesa. Diverse decine di testimoni hanno raccontato dei pagamenti in nero a Corona – “40mila euro in contanti a weekend” in alcuni casi – “ma che c’è del nero lo abbiamo detto noi, cosa c’entra con le contestazioni dell’accusa? Dove sono le prove? Zero. E’ un problema fiscale e lui è pronto a pagare”.

Il legale ha ripercorso la storia del suo cliente: dall’arresto nel 2007 alla relazione con Belen, fino alle nuove inchieste giudiziarie – l’esplosione di una bomba carta davanti alla sua abitazione la scorsa estate – che portano Corona a essere protagonista di un’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia. “Non ci sono contatti diretti con la criminalità organizzata – precisa il legale – eppure Corona viene trattato come un mafioso, senza esserlo, perché ha dei soldi in contanti. Io tengo i soldi sotto il mio materasso, di mia madre o della mia fidanzata cosa cambia? Poteva averli nel materasso o nel portafoglio, li sta nascondendo non sta facendo altro. Un’intestazione fittizia è un’altra cosa”.

Quanto alla violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione “è un problema di civiltà giuridica, sono uno che rispetta le leggi ma dovere dirmi quali sono”. Per l’avvocato Chiesta, – il pm Alessandra Dolci ha chiesto 5 anni di condanna la scorsa udienza – Corona “deve essere assolto da tutto. Il processo non doveva neanche iniziare: tanto rumore per nulla, ma il rumore lo ha fatto l’accusa. Se volevamo fare i farabutti il processo era ancora in corso”. Il legale si scusa per il comportamento non sempre impeccabile del suo assistito, ma “ha un carattere reattivo e lo ha pagato troppo. Fabrizio è un angelo caduto e se ti ritengono l’incarnazione del male ti vogliono eliminare. Se lo condannate a 5 anni lo state condannando a 13 anni perché a giugno la Cassazione decide sulla continuazione” dei reati.

“Il suo bambino lo aspetta e non possiamo permettere che aspetti così tanto: 13 anni in carcere li fanno i criminali non Corona. Mi auguro che arrivi presto il giorno della scarcerazione”. Nel pomeriggio la parola passerà alla difesa di Francesca Persi, sua collaboratrice nel cui controsoffitto era stata trovata parte dei soldi, e per la quale l’accusa ha chiesto una condanna a 2 anni e 4 mesi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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