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In cambio del “pizzo” hanno chiesto l’assunzione di due operai, “mediatore” un imprenditore catanese

Di Redazione |

La Squadra Mobile di Siracusa e i finanzieri della tenenza di Noto hanno arrestato quattro persone accusate a vario titolo di tentata estorsione aggravata e danneggiamento, entrambi aggravati dal “metodo e dalle modalità mafiose”, commessi nei confronti della società Roma Costruzioni S.r.l., società che gestisce il servizio di raccolta rifiuti a Noto.

L’inchiesta è stata condotta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catania che ha chiesto e ottenuto le misure cautelari dal gip del Tribunale etneo.

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In carcere sono finiti Angelo Monaco di 62 anni, ritenuto un affiliato al clan “Trigila” e già con alle spalle una condanna per associazione mafiosa e ritenuto il promotore del tentativo di estorsione e anche l’esecutore materiale del rogo che ha distrutto un autocompattatore della ditta Roma Costruzioni. L’estorsione in questo caso era finalizzata a costringere l’azienda ad assumere due operai. In carcere anche Pietro Crescimone di 55 anni, accusato nel dettaglio dei danneggiamenti e del tentativo di estorsione, Giuseppe Casto di 37 anni, con alle spalle una condanna per omicidio volontario e che ha commesso i reati relativi all’inchiesta mentre era libera per un permesso premio. Ai domiciliari è finito invece Vincenzo Guglielmino di 63 anni che secondo gli investigatori ha agito in nome e per conto di Angelo Monaco facendo lui la proposta estorsiva all’imprenditore.

Secondo quanto accertato dagli investigatori, contestualmente all’insediamento della società aggiudicataria del servizio di raccolta rifiuti su Noto, avvenuto il primo marzo scorso, l’imprenditore catanese Vincenzo Guglielmino, rappresentante legale della G.V. Servizi Ambientali S.r.l. ed anche “direttore tecnico” della E.F. Servizi Ecologici S.r.l., società che gestiscono il servizio di raccolta rifiuti in diversi comuni siciliani, si sarebbe presentato al titolare dell’impresa Roma Costruzioni S.r.l. quale emissario di Angelo Monaco, chiedendo l’assunzione di due operai che sarebbero stati indicati da Monaco “in sostituzione” del diretto pagamento del pizzo. Incassato il diniego da parte dell’imprenditore è subito scattata l’intimidazione e la sera di Pasqua fu incendiato un autocompattatore custodito all’interno dell’autoparco.

Le indagini condotte con l’utilizzo di attività tecnica e di intercettazioni telefoniche, telematiche ed ambientali hanno permesso in brevissimo tempo di ricostruire un grave quadro indiziario a carico degli arrestati. Già i finanzieri stavano indagando sulla tentata estorsione e hanno collaborato con la Squadra Mobile di Ragusa che indagava da tempo nei confronti degli arrestati. L’indagine denominata “Piazza Pulita”, ha consentito di colpire le infiltrazioni mafiose del clan che opera nella zona sud della Provincia di Siracusa in un settore economico particolarmente delicato dove la penetrazione criminale costituisce un danno consistente per le imprese operanti nel settore.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA