Catania
«Contrasto alle microdiscariche con un centinaio di telecamere»
In discarica continuano ad arrivare troppi rifiuti indifferenziati, purtroppo la gran parte delle circa 650 tonnellate prodotte ogni giorno in città e anche “regalate” ai cassonetti dei catanesi dai pendolari rimasti ancora allergici alla raccolta porta a porta adottata nei rispettivi comuni. Il fenomeno è ormai datato, e penalizza raccolta e cassonetti soprattutto nei quartieri di confine con l’hinterland – da Canalicchio a Barriera, da San Giovanni Galermo a Trappeto nord – e oltre a questo troppi catanesi fanno del loro peggio per aggravare la situazione e compromettere un servizio che certo ha le sue carenze, sia nell’area dei cassonetti che in quella del porta a porta.
Troppa differenziata anche “catanese” è sporca e non recuperabile, mischiata a umido e indifferenziata nei cassonetti della plastica, della carta o dello stesso organico. In questo scenario, tra microdiscariche che proliferano, pendolari dal sacchetto facile e cassonetti che scoppiano di rifiuti già alle dieci del mattino, si profila la novità che si spera al più presto, entro la fine dell’estate dovrebbe consentire un’inversione di tendenza, attraverso la videosorveglianza dei siti più a rischio. «Verranno presto installate un centinaio di telecamere per il controllo delle zone in cui frequentemente rileviamo scarichi irregolari di rifiuti», afferma l’assessore all’Ecologia Rosario D’Agata. La prevenzione e la repressione di questi reati ambientali dovrebbero quindi registrare quella svolta tanto attesa che fino ad oggi non c’è stata, nonostante i tentativi di intensificare controlli e verbali, che pure ci sono stati, a decine, ma senza riuscire a eliminare un fenomeno evidentemente molto profondo e radicato. C’è da dire che i costi per la videosorveglianza delle aree a rischio microdiscariche – dunque quartieri ai confini dell’area urbana attraversati dai pendolari e anche zone storiche più centrali soggette a degrado – sono compresi nel capitolato dell’appalto “ponte” di quattro mesi (rinnovabili) in corso, in attesa della pubblicazione del nuovo bando per l’appalto settennale, rivisto su alcuni requisiti dopo che la prima gara è andata deserta.
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