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Operazione Icaro, la mappa

Operazione Icaro, la mappa delle famiglie mafiose agrigentine

Di Antonino Ravanà |

Cosa nostra agrigentina aveva un nuovo capo dopo l’arresto del sambucese Leo Sutura, individuato in Pietro Campo di Santa Margherita Belice. E la “guerra” per la leadership della famiglia mafiosa di Montallegro tra i due cugini Marrella, ha permesso agli investigatori della Squadra Mobile di Agrigento, di delineare i ruoli di esponenti mafiosi all’interno delle cosche di Santa Margherita Belice, Cattolica Eraclea, Cianciana, Ribera, Montallegro, Siculiana, Porto Empedocle, Agrigento, Favara e Lampedusa. Questo e altro emerge dai provvedimenti emessi dal Tribunale del Riesame di Palermo, che ha disposto la cattura di altri 14 soggetti coinvolti nell’inchiesta “Icaro” .  Le investigazioni dei magistrati della Dda di Palermo hanno trovato conferma, e sostanzialmente ribaltano l’ordinanza di custodia cautelare del Gip del Tribunale di Palermo, Giangaspare Camerini. Molti dei coinvolti doveva andare in carcere.  E’ possibile parlare dell’esistenza di collegamenti tra gruppi mafiosi territorialmente distanti tra loro, ma ben collegati; e di personaggi centrali in seno all’organizzazione criminale. Nel dettaglio il Riesame conferma in buona parte l’indagine della Mobile. Pietro Campo sarebbe il rappresentante provinciale di Cosa nostra agrigentina; Giovanni Campo affiliato della famiglia mafiosa di Santa Margherita Belice; Mauro Capizzi verosimile rappresentante del mandamento mafioso di Ribera almeno fino al luglio 2013 con competenza sulla famiglia mafiosa di Montallegro e su quella di Cattolica Eraclea; Vincenzo Capizzi affiliato alla famiglia mafiosa di Ribera; Diego Grassadonia rappresentante del mandamento mafioso di Cianciana dal luglio 2013 in poi con competenza sulla famiglia mafiosa di Montallegro; Ciro Tornatore reggente della famiglia mafiosa di Cianciana; Vincenzo Marrella cl.55 inteso “l’uvaro” già reggente della famiglia mafiosa di Montallegro almeno fino al 04.11.2012 e dai primi di agosto 2013 in poi; Francesco Tortorici “alter ego” ed uomo di fiducia di Vincenzo Marrella cl.55; Pasquale Schembri cugino di Tortorici e suo alleato; Stefano Marrella reggente della famiglia mafiosa di Montallegro dal novembre 2012 fino ai primi di agosto 2013; Vincenzo Marrella cl.74, Leonardo Marrella e Francesco Marrella nipoti ed alleati di Stefano Marrella; Gaspare Piro presunto reggente della famiglia mafiosa di Cattolica Eraclea; Antonino Grimaldi luogotenente di Pietro Campo e regista occulto della avvicendamento tra i due boss di Montallegro; Antonino Iacono “U Giardinisi” capo del mandamento di Agrigento. Nella carte di “Icaro” riportati anche i ruoli di due importanti uomini d’onore della famiglia di Siculiana, intervenuti sulla contesa a favore dello schieramento di Vincenzo Marrella e Francesco Tortorici.  Il lavoro degli agenti della Squadra Mobile di Agrigento, sotto la guida del dirigente Giovanni Minardi, si fonda principalmente su informazioni “di prima mano”, importanti indicazioni raccolte direttamente dalla viva voce degli indagati, tramite intercettazioni ambientali e telefoniche. Scrivono i magistrati della Dda <>. A questo bisogna aggiungere la “condizione di omertà” riscontrata dagli inquirenti nel corso delle indagini, che ha giocato un ruolo di grande rilievo all’interno della struttura criminale, generando un flusso d’intimidazione diffuso e costante in diversi territori dell’Agrigentino.  Oltre a ciò, va segnalato che diversi indagati del procedimento sono soliti commettere dei reati così detti “fine”, come le estorsioni, i danneggiamenti, incendi, le intimidazioni a seguito di esplosione di colpi di arma da fuoco, ecc.

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