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La base di Sigonella per ora fuori dagli scenari di guerra siriani

Di Concetto Mannisi |

Catania. Venti di guerra su Sigonella? Se volete fare del sensazionalismo, fra l’altro a buon mercato, rispondete pure di sì. Ma sappiate che questa volta la realtà è ben diversa. E ciò perché in questi giorni l’attività relativa alla base militare in “condivisione” fra italiani, statunitensi e forze Nato non soltanto non ha subìto chissà quali frenetiche impennate ma, addirittura, prosegue quasi come avviene durante il resto dell’anno.

E non pensiate che dietro quel “quasi” ci sia chissà che…. Ovvio che l’importanza strategica di Sigonella è quanto mai rilevante, lì al centro del Mediterraneo, però chi ha già immaginato bombardieri con i motori accesi e pronti a levarsi da quell’angolo di Sicilia verso la Siria, beh, faccia tranquillamente un passo indietro. E verifichi, ad esempio, quale sia lo stato d’allerta per chi opera nella base: “Bravo Plus”. Ciò in una scala che parte da “Alpha”, passa da “Bravo” e poi arriva a “Charlie” e “Delta”. Che, per essere chiari, è il livello d’allerta massimo previsto – diciamo “Delta”, ovviamente – e che a Sigonella è stato registrato l’ultima volta in occasione degli attentati culminati con la strage delle “Torri Gemelle”. Era l’11 settembre del 2001.

Normalmente nella base militare lo stato di allerta è proprio “Bravo”. Quel “Plus” rappresenta soltanto un parziale giro di vite imposto dal momento internazionale e, a quanto pare, nulla più.

Insomma, niente allarmismi. Perché è capitato e capiterà certamente che potenti velivoli passeranno da queste parti, fors’anche per poi dirigersi in Medio Oriente, ma in questo momento Sigonella rappresenta più punto d’appoggio che quartier generale di chissà quali operazioni.

Fra l’altro, l’attività di routine della base prosegue senza variazioni di programma. Se non proprio per i militari della Naval Air Station, l’Aviazione di marina statunitense, quanto meno per i militari dell’Aeronautica italiana e per quelli della Nato. Che, fra l’altro, svolgono buona parte della loro attività attraverso l’utilizzo dei droni, ovvero gli aerei spia che vengono fatti decollare, loro sì, dalla pista di Sigonella all’indirizzo di obiettivi militari sensibili in Africa e i Medio oriente, per l’appunto.

Si tratta di velivoli diversi fra loro. Nel senso che gli statunitensi hanno i loro aerei spia invisibili, gli italiani i loro e i militari Nato un modello ancora diverso.

Ovviamente gli americani, che è assai probabile che in questi giorni stiano comunque utilizzando il Muos di Niscemi (che dipende, per così dire, da Sigonella), hanno di base anche dei grandi aerei per il trasporto di uomini e mezzi nonché per il rifornimento in volo. Non possono mancare, poi, i più classici aerei anti-sommergibile, che poi sono quelli utilizzati per una delle attività principali della base, che è propria anche dell’Aeronautica militare italiana.

Il 41° Stormo Antisom dell’Aeronautica militare italiana, attraverso gli Atr 72 che hanno sostituito gli storici e particolarmente amati Atlantic, continua a volare per contrastare le potenziali minacce derivate da unità navali, in special modo subacquee, nonché per controllare il Mediterraneo e coordinare le operazioni di ricerca e soccorso in mare aperto dei barcono di disperati provenienti dalle coste africane.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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