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Scuola, dal prossimo anno un’ora la settimana sarà dedicata alla lingua siciliana

Di Giuseppe Bianca |

PALERMO – La lingua siciliana entra nelle scuole dell’isola. I tempi dell’oblìo per il dialetto sembrano definitivamente superati. Adesso sui banchi di scuola, per un’ora la settimana, i futuri cittadini d’Europa avranno modo di studiare oltre alle lingue straniere, anche la via originaria dei discorsi e dei ragionamenti della Sicilia e del suo passato.

Dopo la decisione del governo regionale, maturata nei giorni scorsi, proprio in coincidenza con la ricorrenza delle celebrazioni dello Statuto, l’assessorato all’Istruzione e Formazione professionale sta avviando la fase operativa per rendere in tempi brevi l’obiettivo praticabile, come conferma l’assessore Roberto Lagalla: «Su impulso del presidente Musumeci ci siamo posti il problema di dare concreta attuazione alla legge 9 del 2011 per l’insegnamento del dialetto e della storia siciliana».

L’annullamento della vacanza scolastica del 15 maggio e la sua sostituzione con attività organizzate dalle scuole, anche in collaborazione con gli enti locali nei territori per svolgere iniziative di approfondimento sulla storia e i beni culturali della Sicilia, va a completare lo step di valorizzazione dell’identità culturale siciliana messo a punto.

Dopo la primissima fase con la costituzione di un tavolo tecnico tra la Regione, le quattro università siciliane, e l’ufficio scolastico regionale, si punta a partire con la novità della materia supplementare sin dal prossimo anno scolastico che prenderà il via a settembre. Dovrebbe trattarsi di un’ora a settimana: «Quasi certamente andrà collocata dentro l’insegnamento di una materia letteraria – anticipa Lagalla – Andrà valutato se l’ora dovrà essere aggiunta al consueto orario settimanale o in sostituzione ad altre. Modalità, contenuti e proposte devono ancora essere messe a fuoco».

Non dovrebbero mancare, a completamento del progetto, adeguati strumenti didattici, anche multimediali: «Saranno previsti ai diversi livelli di insegnamento – precisa l’assessore -. Uno che sia indirizzato alle scuole primarie e secondarie di primo grado, e un altro di altro tipo di approfondimento che riguardino le scuole superiori».

Identitari, ma all’interno di un quadro di unità nazionale, specificano dall’assessorato. Nessun rivendicazionismo e neanche la premessa concettuale di un’esasperazione di un profilo iper autonomista. Solo un modo per assegnare il giusto riconoscimento a un valore culturale che rischia di perdersi fuori da uno schema di valorizzazione. Su questo Lagalla aggiunge ancora: «Partiamo piuttosto dalla consapevolezza che l’insegnamento che deve guardare alla completezza dell’azione formativa, è un valore aggiunto. La conoscenza del dialetto e della storia siciliana devono indirizzare a un concetto di autonomia responsabile».

Il piano dell’offerta formativa verrà composto dal singolo istituto scolastico, secondo le regole di autonomia fissate dalla legge, ma l’indirizzo sarà preciso, esplicito e diretto: «Contiamo di dare le nostre linee guida- chiarisce il rappresentante del governo regionale- Entro l’estate, in modo che già, anche sperimentalmente, si possa avviare l’iniziativa a partire dal prossimo anno scolastico».

L’iniziativa del governo pone dunque un problema specifico che va nella direzione di una decisa considerazione di un patrimonio linguistico di tradizioni e di storia che ha accusato nel tempo un progressivo accantonamento. Adesso toccherà alle scuole e ai ragazzi siciliani, a iniziativa perfezionata, esprimere o meno il loro gradimento.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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