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Fallimentare, stilettate fra gli avvocati di Siracusa

Di Francesco Nania |

Torna ad arroventarsi il clima al Palazzo di giustizia. Questa volta il terreno delle polemiche è la sezione fallimentare del Tribunale. La miccia l’ha accesa l’avvocato Giuseppe Cavallaro, che ha più volte ribadito come a suo giudizio vi sia un “Sistema fallimentare”. Affermazioni rigettate dal vice presidente del Centro studi di diritto fallimentare, l’avvocato Vincenzo Tuccitto, per il quale la gestione delle procedure fallimentari è sempre stata chiara e trasparente, come testimoniato dall’archiviazione di procedimenti penali e dalle ispezioni ministeriali.

«Le valutazioni riguardanti precedenti ispezioni avvenute più di 3 anni fa non hanno nulla a che vedere rispetto a esposti e denunce da me presentati – replica Cavallaro – ciò significa che la nota dell’ex presidente della Corte di appello di Catania non ha alcuna attinenza con tutto quello che è stato da me denunciato dal settembre 2015 in poi. Posso affermare, in qualità di persona offesa, che sono pendenti più di un giudizio a Messina in cui più di un magistrato ed ex magistrato del tribunale di Siracusa è coinvolto anche per fatti recenti e scoperti qualche giorno fa. Per quanto concerne la Procura aretusea, le indagini sono state riaperte a seguito dei miei interventi nei procedimenti riguardanti i Cantieri Noè e la Clinica Villa Azzurra». Cavallaro continua: «al sottoscritto non risultano iscrizioni a differenza di altri componenti del Centro Studi, i procedimenti disciplinari sono nei fatti già archiviati».

Sulle esternazioni relative a una serie di vicende giudiziarie che si inseriscono, anche, nella dinamica processuale della procedura fallimentare “Clinica Villa Rizzo” interviene anche il Consiglio dell’Ordine degli avvocati. «Nel ribadire, quanto già più volte affermato e stigmatizzato, sulla violazione di cui agli articoli 18 e 19 del codice deontologico – dice il presidente Francesco Favi – i comportamenti di alcuni colleghi coinvolti nella procedura sono già stati segnalati agli organi disciplinari competenti. Appare, tuttavia, necessario sottolineare la sensazione di grave pericolo – segnalata dai colleghi del Foro – che temono per l’irrinunciabile, legittimo esercizio del diritto di difesa, personale e della parte processuale che si rappresenta, che è altro rispetto all’uso di ogni azione esperibile – seppur non fondata ma momentaneamente utile – che miri a disconoscere il giudice naturale o a criminalizzare un intero ambiente giudiziario».

«E’ timore di questo Consiglio – dice il consigliere segretario, Carmelo Greco – che nel nostro Foro si stia attuando, da parte di alcuni, una sistematica alterazione nell’interpretare il ruolo del difensore, attraverso l’esaltazione di uno scontro istituzionale, strumentale solo a esigenze processuali specifiche». Il consiglio dell’Ordine degli avvocati ritiene “necessario sollecitare le autorità competenti a una rapida ed efficace verifica, nel merito, delle gravi, per come rappresentate, questioni sollevate nelle dichiarazioni al fine di poter restituire, anche all’esterno del Palazzo di Giustizia e al cittadino, la giusta dimensione dell’esercizio dell’attività forense».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA