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Con lo slogan “Adessobasta», Agrigento scende in piazza

Di Gaetano Ravanà |

Giovedì 28 giugno, dopo mesi passati in attesa che la situazione potesse cambiare in meglio, gli agrigentini hanno deciso di scendere per la strada a protestare contro il totale abbandono della città.

Una cattiva gestione della cosa pubblica, una amministrazione totalmente assente hanno fatto sì che il degrado urbano prendesse il sopravvento.

Una città così devastata non si era mai vista, dopo che si è scelto di sacrificare lo spazzamento delle strade per dare man forte alla raccolta della spazzatura porta a porta, un servizio già carente in partenza di personale. Isole ecologiche chiuse, il servizio di ritiro porta a porta a singhiozzo, turni frequentemente cambiati, in più si aggiungono a tutti questi disagi gli abusivi che non pagano la tassa sulla spazzatura, con una scarsa volontà da parte dell’amministrazione di volerli scovare e sanzionare.

A questo si aggiunge la mancanza totale dei controlli sul territorio da parte delle autorità preposte. Una città dove la gente anche del nord ha investito fior di euro per creare strutture ricettive di un certo livello, ma che si scontra con le recensioni negative e le conseguenti cancellazioni dei soggiorni in città a causa delle pessime condizioni con le quali accogliamo i turisti tutti i giorni, vanificando gli sforzi di tutti gli operatori turistici, imprenditori, commercianti, che credono nel futuro turistico di Agrigento.

Per questo i cittadini hanno detto “Adesso basta”, senza colori, senza bandiere, senza partiti, cittadini liberi che amano Agrigento e chiedono di vivere in una città normale.

Giovedì 28 giugno la città si fermerà, per andare in Piazza Pirandello alle ore 17.

«Già al primo giorno che è stata indetta questa manifestazione – dice la guida turistica Marco Falzone – in oltre trecento, attraverso i social hanno risposto che saranno presenti. Le “rivoluzioni culturali” in questa nostra citta’ dovrebbero nascere automaticamente dal basso perché prodotte dalla realtà degli eventi e da quella dei fatti. Le tanto sbandierate “primavere culturali” non dovrebbero essere piu’ utilizzate come strumenti di propaganda politica, ma lasciate germogliare dalla coscienza delle masse, purtroppo ancora banalmente utilizzate nel recente passato come semplici contenitori elettorali in cui riporre promesse e speranze (inganni) per trarne consenso in termini di voti. Invitiamo gli agrigentini a scendere in piazza per chiedere a gran voce il rispetto dei nostri diritti, a partire dal buon funzionamento del servizio di raccolta dei rifiuti».

«Quella che si svolgerà il 28 giugno – dice Alfonso Cartannilica – sarà una manifestazione totalmente pacifica alla quale possono partecipare tutti gli agrigentini, senza simboli o bandiere. Tutti presenti come semplici cittadini. Servirà a fare pressione su tutti gli organi interessati affinché trovino una soluzione per il grave problema dei rifiuti e per il degrado in cui si trova la nostra città».

«Oltre alle responsabilità dell’amministrazione comunale – dice Alessandro Demma, fotografo – sta dilagando parecchio l’inciviltà. Ovunque si notano cumuli di immondizia, la gente non ha rispetto per se stessa e per la propria città. Alla situazione già difficilissima si aggiunge anche i continui episodi di inciviltà. Solo il carcere, secondo il sottoscritto, potrebbe porre un freno a questo schifo assoluto. Ogni giorno un cumulo di rifiuti in più che nessuno si cura di ripulire. Dovrebbero esserci controlli maggiori, scovare chi non paga la tassa, con un minimo di buon senso si potrebbe venire a capo di questa situazione, altrimenti, un freno non ci sarà mai».

«Sicuramente, in questa città non c’è nessuna agevolazione per chi intende fare turismo – dice senza tanti giri di parole Laura Mascheroni, milanese doc che ha investito ad Agrigento gestendo l’Osteria Ninin nella centralissima via Atenea – Perdiamo dei clienti perché è uno schifo, con cumuli di immondizia che giacciono sovrani un po’ ovunque. Se l’Amministrazione comunale non inten de lasciarci lavorare che ci si dica, ho lasciato Milano perché pensavo che lavorare in questa città, che dovrebbe essere a vocazione turistica, si potesse lavorare bene, ma la realtà è completamente diversa. Non ci viene consentito senza capire perché di utilizzare l’esterno, da tre anni che mi batto invano. Però, le tasse quelle vanno pagate. Di tasca mia ho cercato di abbellire con piante e quant’altro l’esterno della mia attività e, l’unico risultato che ho ottenuto è stato quello di venire multata dai vigili urbani. A Milano sui Navigli, che di certo non hanno la stessa bellezza che offre questa città, lavorano tutti come i matti, qui diventa davvero difficile per non dire impossibile. Poi il colmo della spazzatura, è assurdo, non giustificabile tutto questo pattume in giro, che immagine si offre della città a chi arriva da fuori. Ben vengano le manifestazioni di protesta, chi è ai posti di comando deve dare delle risposte, soprattutto a noi operatori del turismo che ci mettiamo la faccia con chi arriva da fuori».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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