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Diciotti a Trapani tra magliette rosse e l’indifferenza della città

Di Redazione |

TRAPANI – Manifestanti con magliette, bandane e cappelli rigorosamenti rosse che sul molo protestano contro il razzismo e la chiusura dei porti; una città che segue distratta, quasi indifferente a quanto accade. Sono i due volti antitetici con cui Trapani ha accolto l’arrivo di nave Diciotti della Guardia costiera con a bordo 67 migranti salvati la sera del 9 luglio scorso dal rimorchiatore Vos Thalassa al largo della Libia. Quando – dopo molte ore di attesa sotto un sole cocente e una percezione più alta della temperatura per l’alta umidità – la nave arriva, i manifestanti della “magliette rosse” hanno avuto la forza di applaudire l’ingresso della Diciotti, di gridare “Benvenuti” e di scandire lo slogan “Restiamo umani”.

Silente la città, dove il comune sentire sembra essere riassunto nella frase più volte ascoltata tra la gente: «Accoglienza sì, ma non possiamo ospitare tutta l’Africa…. E l’Europa dov’è? E la sicurezza?». Un anziano riconosce «il diritto di chi fugge da guerre, fame e persecuzioni di trovare ospitalità nei porti in Italia, ma – precisa – chi viene per altri motivi no: non aprirei indiscriminatamente a tutti». Anche i giovani trapanesi sposano questa tesi: «Nessun problema ad accogliere questa povera gente – afferma uno di loro – ma a condizione che ci sia un controllo ben definito: gli ingressi in massa fanno comodo a tanti, ma poi i problemi restano sul territorio perché l’Europa, come sappiamo, se ne lava le mani».

Non in sintonia con le dichiarazioni dei suoi concittadini il sindaco, Giacomo Tranchida: «Se un povero Cristo cade in mare bisogna salvarlo, non possiamo metterci un piede sopra: è la legge del mare e noi siamo una città aperta all’accoglienza». Il sindaco dice di «rispettare le idee del ministro Salvini», ma invita tutti a evitare di «buttarla in politica o in caciara», anche se, riconosce, «chi sbaglia è giusto che paghi…».

E mentre la città continua il suo ritmo di vita quotidiano e i pescatori hanno finito di sistemare le reti appena riparate, nel molo Ronciglio si sentono distintamente gli slogan delle “magliette rosse”: «La libertà dei popoli non ha confini: siamo tutti clandestini…». Tutto intorno si muove la macchina dell’accoglienza, pronta ad entrare in azione dalla prima mattinata, ma ferma in attesa dello sbarco legato alla decisione della Procura su quanto accaduto sul Vos Tahalassa. Con i manifestanti che espongono le manette e fanno sentire il loro tintinnio per protestare contro il ministro: «Siamo tutti clandestini…. arrestateci tutti…». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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