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Salvini replica a vescovo di Palermo «Io prima penso ai poveri italiani»

Di Redazione |

«Con tutto il rispetto possibile per il pastore di anime, anziché favorire l’arrivo in Europa dei poveri di tutta l’Africa, il mio dovere al governo è pensare prima ai milioni di poveri italiani. Sbaglio?». Lo scrive il ministro dell’Interno Matteo Salvini su Twitter rispondendo alle critiche alla politica sull’immigrazione pronunciate dal vescovo di Palermo Corrado Lorefice nel discorso alla città in occasione del Festino di Santa Rosalia.

«Siamo noi i predoni dell’Africa! – aveva detto Lorefice -. Siamo noi i ladri che, affamando e distruggendo la vita di milioni di poveri, li costringiamo a partire per non morire: bambini senza genitori, padri e madri senza figli. Un esodo epocale si abbatte sull’Europa, che ha deciso di non rilasciare più permessi per entrare regolarmente nel nostro continente. E allora questo esercito di poveri, che non può arrivare da noi in aereo, in nave, in treno, prova ad arrivarci sui barconi dei trafficanti di uomini, dopo due anni di viaggio allucinante nel deserto e di detenzione in Libia».

«Quelli che vengono chiamati centri di smistamento, di detenzione, quei centri che i nostri governi sollecitano e finanziano per “bloccare” il flusso migratorio – aveva aggiunto il vescovo di Palermo – spesso richiamano i campi di concentramento. E se settant’anni fa si poté invocare una mancanza di informazione, oggi no. Non lo possiamo fare, perché ci sono le prove, nella carne martoriata di questa gente, nei filmati, nei reportage di giornalisti coraggiosi. mentre giornali e telegiornali di altra fatta parlano dei migranti sulle navi come di un “carico” alla maniera delle merci e delle banane!. Noi sappiamo, e siamo responsabili».

E ancora: «Cosa abbiamo fatto e cosa faremmo al posto di queste donne, di questi uomini, di questi bambini, in fuga dal nulla e dalla morte? Se fossero i nostri figli, i nostri parenti ad essere in pericolo di vita, senza cibo e assistenza, se fossero torturati e stuprati, che cosa faremmo? Una nuova epocale trasmigrazione dei popoli sta accadendo davanti ai nostri occhi, e abbiamo bisogno di chiarezza e di umiltà per capire quale società vogliamo costruire, quale risposta intendiamo dare ai segni dei tempi. Non è questione di accoglienza, non si tratta di essere buoni, ma di essere giusti. Non di fare opere buone – aveva concluso Lorefice –  ma di rispettare e, se necessario, ripensare il diritto dei popoli».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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