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Corruzione: il filone messinese di Mare Nostrum, anche i Franza nella tempesta

Di Alessandra Serio |

MESSINA – E’ durato quattro ore il confronto tra il giudice per le indagini preliminari Marco Gaeta e l’armatore Ettore Morace, arrestato venerdì scorso nell’inchiesta Mare Monstrum. L’imprenditore ha infatti deciso di rispondere alle domande poste dal giudice e dai Pm titolari dell’inchiesta, Luca Battineri e Francesco Gualtieri, ed ha fornito la propria versione dei fatti, respingendo le accuse di corruzione. Morace ha chiarito la natura dei rapporti con le persone chiamate in causa nell’intercettazione, dal candidato a sindaco di Trapani Girolamo Fazio, anche lui ai domiciliari come il funzionario regionale Giuseppe Montalto, all’ex sottosegretario alle infrastrutture Simona Vicari, dimessasi il giorno in cui è scoppiato il terremoto giudiziario.

“Siamo soddisfatti”, ha detto il legale del titolare della compagnia di aliscafi Liberty Lines, Giovanni Di Benedetto. Il difensore sta vagliando una serie di documenti, e non ha ancora deciso se tornare dal Gip a chiedere la scarcerazione del suo assistito o chiedere il vaglio del Tribunale del Riesame. Nei prossimi giorni gli interrogatori degli altri protagonisti vanno avanti.

Intanto in concomitanza con gli arresti e con l’avviso a comparire del governatore regionale Rosario Crocetta, si è aperto un nuovo filone, tutto messinese, della vicenda. La Procura di Palermo aveva chiesto l’arresto dell’armatore di Lipari Sergio La Cava, legato al gruppo Franza, i soci-concorrenti di Morace. Il giudice ha però respinto la richiesta. Anche La Cava sarà ascoltato nei prossimi giorni sulla ipotesi di corruzione per cui è indagato.

E’ stato lui, infatti, a chiedere al carabiniere Orazio Ginsabella di dare corso ai dossier contro i Morace. In cambio, è l’ipotesi della magistratura palermitana, il carabiniere avrebbe ottenuto l’assunzione della figlia presso gli armatori messinesi della Caronte & Tourist. Anche Vincenzo Franza, patron del gruppo che garantisce il traghettamento in riva allo Stretto e socio nella Siremar proprio con Morace, è indagato per l’episodio. Anche lui dovrà adesso spiegare le modalità di questa assunzione, effettuata nel 2016.

A svelare i retroscena dell’episodio sono le conversazioni telefoniche tra l’imprenditore eoliano e il carabiniere: ad ogni telefonata trascritta nell’ordinanza, La Cava chiede lumi sui dossier, vuol sapere se il carabiniere ha informato questa o quell’altra procura, se si è messo in contatto con i giornalisti. Nell’attività di dossieraggio-killer, La Cava voleva coinvolgere anche due giornalisti nazionali. Dopo aver “relazionato”, Ginsabella chiede poi notizie sulla richiesta avanzata nei confronti della figlia, che ha già un impiego ma che il padre vorrebbe vedere a Messina, accanto a La Cava o con i Franza, perché possa essere seguita meglio, possa imparare.

E La Cava riferirà poi che ha parlato con i Franza, che si sono dimostrati disponibili e, infine, i due commentano l’assunzione. Il colloquio sarebbe andato meglio di quanto La Cava sperasse, visto che dai Franza “non si fanno assunzioni negli uffici” e invece la figlia del carabiniere ce l’ha fatta ad entrare nello staff. E questo malgrado i Franza temano che con la figlia a Messina anche Ginsabella possa voler ottenere il trasferimento in riva allo Stretto, e quindi finisca per “mettere il naso” nei loro affari. Paura, questa, che è sempre La Cava a riferire, in un’altra conversazione intercettata, effettuata con un soggetto diverso dal carabiniere. Il giudice palermitano ha detto no all’arresto dell’armatore eoliano, alla luce di una serie di considerazioni: a cominciare ad esempio dal fatto che i contenuti dei dossier che Ginsabella avrebbe dovuto approfondire o far approfondire si sono rivelati fondati.

Ma adesso la Procura vuole che i due, sia Vincenzo Franza che Sergio La Cava, chiariscano tutti i particolari della vicenda, e ha avvisato anche il messinese per corruzione. Passa da Messina anche il capitolo che riguarda il Governatore Crocetta, perché ha ricevuto un avviso di garanzia anche il presidente dell’Ast Massimo Finocchiaro, vicinissimo al presidente.

Finocchiaro compare in due intercettazioni di Morace, impegnato a bloccare la nomina nella commissione trasporti dell’Ars dell’ex dipendente Siremar Giuseppe Prestigiacomo. “Non sono indagato per la vicenda del consulente”, precisa in una nota ufficiale Finocchiaro. “Non voglio dire altro per via delle indagini in corso, ma sono stato chiamato a riferire su altri fatti”. Finocchiaro è stato l’artefice della festa per la nascita del nuovo movimento di Crocetta durante la quale sarebbe avvenuta la “donazione” da 5 mila euro di Morace. Impossibile non ipotizzare che gli inquirenti palermitani vogliano sentirlo proprio su questo passaggio. Il contenuto di questo filone di inchiesta è però coperto dal più stretto riserbo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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