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Ad Agrigento lo stemma della città è abusivo: risale agli anni del Fascismo

Ad Agrigento lo stemma della città è abusivo: risale agli anni del Fascismo

«La Città usa un simbolo non rispondente a quanto a suo tempo riconosciutole»

Di Gioacchino Schicchi |

Ad Agrigento anche lo stemma della città è abusivo. Lo scudo, con una banda rossa e i tre giganti che sorreggono tre torri, presente nei siti on line di rappresentanza dell’ente, nelle carte ufficiali e financo nei distintivi della Polizia locale, è infatti una creazione degli anni del Fascismo che invece di sparire insieme ai ricordi di quella triste epoca della nostra Nazione è ancora oggi la “faccia” del nostro Comune.   Come ricostruito dall’ufficio Araldico della Presidenza della Repubblica nel giugno 2011 (sollecitato nel contesto del tentativo di “sanatoria” condotto dall’allora Amministrazione comunale), lo stemma con tre telamoni maschi e la banda rossa, che all’epoca della creazione ospitava il Fascio littorio, venne realizzato nel 1933 da un illustratore, tale Pietro Fedele, su richiesta del podestà cittadino.   Dopo la caduta del regime il fascio fu rimosso e sostituito con il simbolo della Repubblica, «fatto arbitrario e non consono», per l’ufficio Araldica, perché sarebbe dovuto saltare l’intero “capo”. «La Città di Agrigento – sentenziava quindi l’ufficio – attualmente usa uno stemma non rispondente a quanto a suo tempo riconosciutole» e «ove la volontà unanime della civica amministrazione volesse richiedere al presidente della Repubblica la concessione di uno stemma più rispettoso delle tradizioni storico-araldiche delle città e suffragasse la richiesta di documentazione pertinente e chiarificatrice, questo Ufficio non avrebbe alcun che da obiettare».   Nel 2012, come dicevamo, l’Amministrazione Zambuto, nel contesto di alcune modifiche da apportare allo statuto comunale tentò di mutare il punto 14 del documento (il quale recita: “Emblema raffigurativo del Comune è lo stemma costituito da tre giganti che sostengono tre torri contraddistinto dal motto ‘Signat Agrigentum mirabilis aula gigantum’, così come riportato nella scultura del XV secolo custodita nel museo civico”) con un più generico (“Emblema del Comune è lo stemma raffigurato nel gonfalone nella foggia autorizzata”). Una modifica che il Consiglio comunale, viste anche le serrate proteste da parte di alcuni cittadini e di alcuni organi d’informazione, rigettò, confermando che l’Ente avrebbe dovuto sostanzialmente recuperare quanto in questi anni non fatto: eliminare uno stemma non solo abusivo e privo di storia (i tre giganti originali, ad esempio, non sono tre figure maschili generiche, ma i titani figli di Gea Ceo, Encelado e Fama, due maschi e una femmina), ma anche frutto di un regime contrario ai valori della Repubblica, e sostituirlo con uno da proporre all’Ufficio Araldica.   Nulla, in questi anni, nonostante i solleciti, è stato fatto, e francamente non si riesce a comprendere il perché. Adesso la “palla”, evidentemente, passa alla nuova amministrazione. Rispetti il volere e la storia di Agrigento, partendo almeno dal suo stemma.

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