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Scoperte terme romane ad Agrigento: ritrovata la parte “calda” della struttura

Scoperte terme romane ad Agrigento: ritrovata la parte “calda” della struttura

L’edificio è stato ritrovato vicino al museo archeologico del “Griffo” e della Valle dei Templi

Di Gioacchino Schicchi |

Agrigento. Anche ad Agrigentum, l’antenata latina dell’attuale Agrigento, esistevano le terme. L’affermazione, che così posta può apparire riduttiva della portata archeologica del tema, nasce dal primo ritrovamento, effettuato nell’insula IV del Quartiere Ellenistico Romano a poche centinaia di metri dal museo archeologico “Griffo” e dalla Valle dei Templi, di una struttura dismessa intorno al V secolo dopo Cristo.   Al momento gli scavi, conclusi nei mesi scorsi, hanno contribuito a portare alla luce solo la parte “calda” delle terme: il cosiddetto “calidario” e il “praefurnium”, il forno a legna che consentiva di tenere alta la temperatura dell’acqua e dell’aria, così come la caratteristica “suspensura”, che sollevava il pavimento in modo che potesse essere percorsa al di sotto dal calore. Nella nuova campagna di ricerche che partirà in autunno si dovrà rivelare il resto della struttura, ancora sepolta, e rispondere ad una serie di importanti domande.   «Bisognerà innanzitutto lavorare – spiegano gli archeologi del Parco – alla luce negli ambienti circostanti. Questo consentirà di mettere pienamente in luce la planimetria dell’edificio e capirne la contestualizzazione, ovvero se si trova dentro una piazza o se è inserita in una singola domus, di ritrovare la struttura idrica di sostentamento che approvvigionava le terme e anche di capire quando fu costruita».   Ad Agrigento, che negli anni si è occupata – forse anche troppo – di archeologia greca, non sono state mai ritrovate delle terme pubbliche o private che pure erano molto diffuse in varie parti dell’Impero. «Tutte le città romane del Sud Italia – spiegano ancora gli studiosi – avevano delle terme, per quanto ad Agrigento non siano state mai ritrovate. Ad oggi, comunque, conosciamo forse meno di un centesimo di quella che fu la città romana rispetto non solo agli edifici pubblici o privati, ma anche per quanto concerne ad esempio il sistema viario o la vita pubblica».   Una direzione verso la quale il Parco archeologico sta lavorando da alcuni anni, con gli scavi realizzati presso il “butto” del Tempio di Iside e con la collaborazione dell’Università di Bari per studiare le infrastrutture viarie dell’antica Agrigentum.

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