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Al Teatro antico di Taormina l’energia positiva dei Kasabian

Di Giuseppe Attardi |

Il concerto promette un’ampia ricognizione antologica nel repertorio targato Kasabian, con in primo piano le canzoni dell’album For crying out loud uscito agli inizi dello scorso maggio. E se «in 48: 13 (il disco precedente, nda) ci eravamo dati più all’elettronica – dice Pizzorno – Questo è un ritorno alle chitarre, al modo classico di scrivere una canzone pop-rock, quello degli anni Settanta, epoca d’oro in cui c’erano il classic rock, il punk, la disco. E mi sono dato solo sei settimane di tempo per comporre il tutto, e ce l’ho fatta, dieci canzoni sono venute fuori così, pop, pop, pop. Solo due sono seguite più tardi. Ho seguito i dettami di Berry Gordy, della Motown Records: un brano deve catturare nelle prime quattro battute. La parola d’ordine è stata istinto».

Perché a differenza dei loro ex rivali Oasis, i Kasabian hanno avuto il coraggio di sperimentare, creando un suono originale che disegna scenari emotivi, fatti di accenti epici e abbondante pathos “albionico”. Più quelle melodie oblique che hanno fatto da architrave a tutto il rock inglese fin dai tempi di XTC o Stone Roses. E ancor più chiaramente al centro del progetto sonoro di formazioni faro come i Blur, per non risalire alla “preistoria” dei baronetti di Liverpool, i Beatles. Ma con diverse aggiunte: un largo spazio alla musica elettronica, da quella più tirata in clima rave party fino alle atmosfere electropop, a qualche reminescenza hardrock stile Led Zeppelin, e ancora frammenti di psychosoul quasi come prelevati dagli anni Sessanta e frullati in una macchina del tempo.

Una storia, quella dei Kasabian, iniziata nel 2003: all’epoca il gruppo esordiva colpendo subito forte con L. S. F (“Lost Souls Forever”, cioè anime perse per sempre). Un singolo che ha innescato un autentico exploit e trainato il fulminante esordio dell’omonimo album, Kasabian. Che contiene diversi episodi sonori venati di toni “maudit”: non a caso il nome della band fa riferimento a Linda Kasabian, appartenente alla “congrega” di Charles Manson (ma in lingua armena la parola si traduce “macellaio”).

In concerto la band guidata dal cantante Tom Meighan e dal chitarrista e tastierista Sergio Pizzorno, supportati dall’altro fondatore della band Chris Edwards al basso, da Ian Matthews alla batteria e da Tim Carter alle chitarre promette una potente gittata di energia positiva. «Al momento in Gran Bretagna non c’è una grande atmosfera, il nuovo disco è il nostro contributo per dare energia positiva. La Brexit è stata un disastro totale, ma ora dobbiamo guardare avanti – dice Pizzorno, che tra il serio e il faceto rivela di aver pensato di richiedere il doppio passaporto italiano – Con questo disco cerchiamo di guarire alcune ferite, la musica è una grande via di fuga: prima ci vuole un’evasione e poi si può cercare di risolvere il problema».

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