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Siciliacque, maxi decreto ingiuntivo alla Regione da 26 milioni di euro

Di Giuseppe Bianca |

PALERMO. Un maxi-decreto ingiuntivo da 26 milioni di euro presentato alla Regione da Siciliacque, partecipata dell’ente per il 25% e per il 75% in mano ai soci francesi. Una novità che s’intreccia con la telenovela della liquidazione dell’Eas.

È la «sconfortante» scoperta fatta dal nuovo governo: mancati pagamenti da parte dell’Eas e crediti su fidejussioni alla base dell’atto: «Se in ogni pentola che apriamo – commenta l’assessore all’Economia, Gaetano Armao – andiamo trovando di queste cose, diventa complicato. Questo è un debito maturato dalla precedente gestione a cui dobbiamo far fronte».

La Regione ha intanto messo in cassa un miliardo e 200 milioni di euro che consentono di guardare ai prossimi mesi con maggiore serenità. Si tratta di somme e obbligazioni assunti dal precedente esecutivo. Somme provenienti dall’Irpef che arrivano in un’unica soluzione anziché in più tranche. Dall’Agenzia delle Entrate sono transitate per disposizione della Banca d’Italia. Questo consentirà all’ente di procedere alla maggior parte dei pagamenti ancora in ballo entro il prossimo 15 dicembre. Poi la cassa regionale chiuderà per riaprire i battenti ai primi di gennaio.

Intanto Armao anche ieri ha lavorato con la commissione che si occupa della trasparenza dei conti pubblici regionali: «Nell’arco di due giorni invierò la bozza al presidente per informare la giunta». Non sarebbero poche le anomalie riscontrate che si profilano a un orizzonte ravvicinato. Oltre ad alcune criticità imputabili alla lotta infinita Stato-Regione, altre più legate a «fatti locali» in cui la Sicilia sarebbe stata in passato inadempiente. Dalla mancanza dell’inventario dei beni regionali al tasso di evasione sulla tassa automobilistica che supera il 50%, solo per citare qualche spunto che emerge. Pesa la condizione delle finanze della Regione a cui non è estranea l’incidenza sostanziale della partecipate con i conti in rosso e quasi tutte in deficit. Il confronto «sereno» con il governo nazionale, auspicato da Nello Musumeci nei giorni scorsi, non potrà supplire in un’unica soluzione né compensare quello che viene individuato come un macigno da 5 miliardi di euro di deficit. Criticità , questa, che Palazzo d’Orléans, pur senza mettere le mani avanti, rende palese come fattore che può pesare, quanto meno nei primi tempi, sull’operato del nuovo esecutivo. Per quanto riguarda invece la mancata approvazione del bilancio consolidato, a cui si sarebbe dovuto dare corso entro il mese di settembre scorso, rimane in piedi la possibilità di una proroga romana e di un differimento di sei mesi.

Su questo Armao è possibilista: «Abbiamo aperto un dialogo con il Ragioniere generale dello Stato con cui si sta dando atto a un’ ottimo livello di interlocuzione. Su questo, ma anche sulla necessità di accelerare sulla spesa europea che necessita di una spinta forte che sostanzialmente langue. Anche sul Patto per la Sicilia abbiamo fornito rassicurazioni circa il fatto che con il presidente Musumeci stiamo lavorando nella direzione di un’accelerazione consistente».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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