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Sicilia, tra debiti, clientele e ammanchi così affondano le partecipate

Di Giuseppe Bianca |

Palermo. Luci (poche) e ombre (molte) per le società partecipate della Regione. Si va dalla crisi di liquidità di Riscossione Sicilia con un contenzioso con Monte Paschi che ha prosciugato di fatto le casse, all’ottimismo contenuto di Sicilia Digitale che vive ancora lo stress test della causa senza fine con il socio privato che due anni fa aveva oscurato i server della Regione, mandando in tilt uffici e servizi sanitari. In mezzo scorre la vicenda di cronaca degli ultimi giorni che riguarda Ast (Azienda Siciliana trasporti) dove si è scoperto un ammanco di 170mila euro sugli incassi venduti a bordo dagli autisti.

Partiamo da Riscossione Sicilia. Il nuovo cda, nominato da Nello Musumeci con a capo l’ex generale della Guardia di Finanza in pensione Domenico Achille, dovrà subito impattare con la risoluzione del contenzioso con Monte dei Paschi per crediti vantati all’epoca di Serit che si occupava della gestione in Sicilia delle tasse, che, dopo aver bloccato la linea di credito ha trattenuto quasi per intera la tranche iniziale delle cartelle rottamate per un importo di oltre 40 milioni di euro.

Per Ast, la Regione versa 44 milioni di euro all’anno ed è intervenuta anche come aumento del capitale sociale, ma una parte di queste risorse rischiano lo stop da parte di Bruxelles perché si potrebbe configurare l’aiuto di Stato. L’ex vicepresidente di Ast Gaetano Tafuri, revocato dal suo incarico nel 2013, sull’intera vicenda Ast fa notare: «La storia di questi giorni è il frutto delle cose che denunciai negli anni scorsi. Trattenere delle risorse anche in uno stato di bisogno da parte degli autisti è il corollario di una struttura organizzata male sia con me vertice che come gestione poco trasparente». Una disarticolazione della gestione di cui secondo l’avvocato catanese c’era ampia traccia in singoli episodi: «Molti autisti sono interessati alla vendita dei biglietti con le proprie biglietterie personali gestite attraverso familiari, zii e cugini».

Sicilia Digitale dopo il passaggio di consegne tra Antonio Igroia, revocato dallo spoil system di Musumeci e l’ingegnere informatico Dario Corona riparte da un sostanziale equilibrio di bilancio. Nell’ultimo anno di attività sono andati a regime Siope plus un sistema che mette in collegamento i pagamenti dell’amministrazione regionale e il bilancio consolidato della Regione con lo Stato, al sistema di gestione dei fondi della Formazione. Sono partiti inoltre sotto la guida della partecipata, il servizio 118 di Messina, e Caltanissetta e sta per partire anche quello di Palermo. Il regime dei collaudi che era la vecchia difficile tematica di fondo trovata da Ingroia, all’inizio del suo mandato, dopo la separazione con il socio privato, rimane invece oggetto di contenzioso.

Sviluppo Italia Sicilia rappresenta senza dubbio una delle situazioni più critiche. I 75 lavoratori della società posta in liquidazione dalla Regione devono percepire quasi due anni di stipendio. Ex dipendenti che devono incassare in media ancora da 30 a quasi 90mila euro. Cifre da portare a casa per chi, licenziato materialmente al 31 dicembre del 2016, non ha avuto modo di intascare i 18 mesi precedenti di emolumenti (2015-2016). Per l’inserimento nell’albo della Sas è notte fonda. Questo nonostante ci sia una convenzione firmata con relative risorse disponibili con l’assessorato al Territorio, che ha per oggetto assistenza tecnica da svolgere con queste categoria di personale.

Per Airgest invece nell’ultima manovra economica regionale furono stanziati 6 milioni di euro come prima tranche della ricapitalizzazione. Il passivo da ripianare è di oltre 15 milioni di euro. Per quanto riguarda invece il co-marketing, il bando di gara è di 20 milioni di euro per i prossimi tre anni. I fondi sono previsti nella Finanziaria regionale – assieme all’impegno dei Comuni e ad altre somme relative all’assestamento di bilancio del 2016 – che aveva dato il via libera ad un primo intervento per la ricapitalizzazione. A complicare le cose il ricorso di Alitalia contro il bando indetto da Airgest, accolto dal Tar di Palermo. Il pronunciamento va contro la società di gestione dell’aeroporto di Trapani Birgi, e blocca i lavori della commissione giudicatrice del bando che era impegnata nell’esame della documentazione pervenuta da parte di Ryanair, la sola compagnia aerea che aveva presentato offerta di partecipazione alla procedura ristretta entro lo scorso 19 dicembre.

La grande scatola da riempire rimane infine proprio Sas (Servizi ausiliari Sicilia) che dovrebbe contenere, a regime e riordino effettuato, anche i lavoratori del Cerisdi (Centro ricerche e studi direzionali).

«Nel caso Ast – dice l’ex vice presidente, Tafuri – molti autisti sono interessati alla vendita dei biglietti con le proprie biglietterie»COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA