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Agira, la Soprintendenza dice no: in fumo investimenti per 25 milioni (e 100 posti di lavoro)

Di William Savoca |

La Soprintendenza di Enna ha dato parere negativo al progetto di avvio di un sito estrattivo ad Agira nell’Ennese dell’azienda Fassa Bortolo di Treviso. In fumo un investimento da 25 milioni di euro e la possibilità di creare almeno cento posti di lavoro più l’indotto.

Una vicenda destinata a creare clamore dopo che la ditta veneta si era persino rivolta a Paolo Gentiloni lamentando le lungaggini burocratiche e i quattro anni di attesa per avere la Valutazione di impatto ambientale sulla cava di Agira dove l’azienda intendeva investire.

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Durissimo il sindaco di Agira Maria Greco: «Siamo in un mondo a parte, ci sono reperti archeologici in una zona marginale di una cava che una ditta vorrebbe utilizzare per fare sviluppo, ma gli si nega l’autorizzazione al contrario di quanto accade in altre parti della Sicilia». Greco ha ricordato che «altrove hanno consentito di spostare e custodire i reperti. Ricordo che a scoprirli era stata proprio la stessa Fassa Bortolo che si era pure detta disponibile a fare un museo. Si può ovunque tranne che in provincia di Enna. Siamo delusi, perché per quanto importanti siano questi reperti, da noi in questo momento è prevalente il bisogno di lavoro. La Soprintendenza è venuta a conoscenza di questi reperti grazie agli scavi della società e quella è una cava abbandonata, uno scempio, mi chiedo adesso cosa farà la Soprintendenza, li abbandonerà o li valorizzerà?». Il sindaco ora spera nel ricorso: «Bisogna capire adesso come vorrà comportarsi la ditta che non è venuta qui per fare ricorsi. Io nel frattempo ho chiesto un incontro al presidente Musumeci».

Anche da Treviso i commenti sono durissimi: «Occorre che i siciliani risolvano da soli i loro problemi – ha commentato il presidente Paolo Fassa – e decidano se siano più importanti quelle pietre allineate o 100 posti di lavoro nella provincia italiana in cui la disoccupazione giovanile è la più alta del Paese».

L’azienda era pronta con un investimento da 25 milioni: «Per poter fare quell’impianto – ha aggiunto Fassa – abbiamo già investito 2 milioni, ora non ci rimane che replicare con opportuni ricorsi, purché le risposte siano rapide, non possiamo attendere in questa incertezza».

Nell’area che verrebbe interessata dall’attività estrattiva, sul versante meridionale del Monte Scalpello, si trovano reperti che confermano la presenza di un insediamento umano pre-ellenico, peraltro già individuato nel corso delle ispezioni effettuate nel 2014 e sostenute dalla stessa Fassa Bortolo, con archeologi nominati dalla Regione Sicilia.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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