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Enna, la dipendente comunale arrestata per assenteismo: «Andavo al bar per regolari notifiche»

Di Tiziana Tavella |

ENNA – Non faceva la spesa ma svolgeva regolarmente il suo lavoro di addetto alle notifiche del Comune di Enna.

Lavoro che per la sua natura rende indispensabile essere costantemente in giro per la città utilizzando l’auto di servizio e non ad essere in ufficio.

Lo ha spiegato ieri mattina, Lucia Anselmo durante l’udienza di convalida dell’arresto davanti al gip di Enna Vittorio La Placa che dopo l’interrogatorio ne ha disposto la scarcerazione dagli arresti domiciliari, a cui era stata assegnata, trasformandola in obbligo di firma quotidiano alla caserma dei carabinieri di Enna entro un ora dal termine dell’orario di lavoro.

La Anselmo, dipendente del comune di Enna con la mansione di addetta al servizio notifiche, era stata arrestata dai carabinieri della compagnia di Enna dopo un’indagine di due mesi, mentre sistemava la spesa nell’auto di servizio. Per la donna, gli avvocati Giuseppe Gioia e Giovanni Palermo hanno ottenuto la revoca dei domiciliari e può già rientrare in servizio.

L’udienza di ieri mattina davanti al Gip del tribunale di Enna conclusa con la convalida dell’arresto è durata una ventina di minuti in cui la dipendente comunale ha ribattuto punto per punto le accuse spiegando proprio che il suo ruolo lavorativo la porta naturalmente a essere continuamente in giro per la città, e che accade anche che debba effettuare notifiche cercando i destinatari anche all’interno dei supermercati, farmacie e anche nei bar.

Sulla spesa fatta in orari di servizio, la donna ha spiegato durante l’udienza di convalida che, dovendo andare in quell’esercizio commerciale per ragioni di lavoro, aveva soltanto fatto una cortesia a una amica ritirando delle buste, sostenendo di avere riscontri a quanto detto.

Le indagini coordinate dal sostituto procuratore Francesco Lo Gerfo, nate dallo sfogo di cittadini che si lamentavano di presunti comportamenti scorretti di dipendenti della pubblica amministrazione, rimangono ancora aperte e potrebbero portare anche alla contestazione del reato di peculato per l’uso dell’auto di servizio.

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