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Isa Danieli punta di diamante in “Le Fenicie”

Di redazione |

SIRACUSA – Successo e applausi convinti per “Le Fenicie”, al debutto ieri sera a Siracusa, per il 53 ciclo di rappresentazioni classiche, uno spettacolo che è un vero gioiello attoriale, con un cast eccellente che ha la sua punta di diamante in Isa Danieli, che si conferma la più duttile e grande attrice italiana, capace di fondere la sua forza emotiva con le ragioni della famiglia e dello Stato. La prima ovazione la riceve dopo l’iniziale monologo, lei è Giocasta, madre mediterranea, vittima del terrificante destino che ha colpito la sua famiglia, ma tutto ciò che le rimane sono i figli e tra questi c’è anche Edipo. Da tempo non è più moglie, il marito è svanito insieme all’orribile verità dell’incesto, ma incesto o no, madre lo è per sempre ed è commovente vedere con quale tenerezza accarezza e imbocca il figlio Edipo, il più disgraziato, ormai cieco e prigioniero delle sue stanze. Giocasta racconta tutta la storia che dà origine al ciclo di Tebe, e come tutti, dal marito Laio a lei stessa, hanno fatto di tutto per sfuggire alla profezia dell’oracolo. L’oracolo aveva predetto che un figlio avrebbe ucciso Laio, ma Edipo alla sua nascita viene spedito sulle montagne, affidato a un pastore, per eliminarlo. Ma tutto ciò che accade non fa che il gioco del destino, a cui adesso conviene obbedire. Valerio Binasco, scelto con consapevolezza dal direttore artistico Roberto Andò, ha realizzato uno spettacolo fantasioso e al tempo stesso rigoroso, ha tagliato il testo, giudicato sempre troppo lungo, e se no non si spiegherebbe l’assenza dalle scene della tragedia da 48 anni.

Sullo sfondo l’attuale rappresentazione del dramma, con i tebani che vestono le divise dell’esercito, di chi fugge dalla propria patria: le Fenicie, prigioniere, costumi e maschere enfatizzano la loro diversità, libiche, rumene o ebree. La prima corifea, Simonetta Cartia, si avventura nel proporre il coro con accento rumeno. Ma anche Edipo si appresta a diventare un profugo, in scena è un perfetto Hal Yamanuchi, attore italo-giapponese, dai tratti orientali e aristocratici. E ancora Polinice, esule per volere del fratello, in scena Gianmaria Martini, bene interpreta la rabbia e l’impotenza che appartiene a tutti i personaggi della tragedia. Eteocle, Guido Caprino, sceglie fin troppo la cifra della rabbia, urlata senza sosta, come Creonte, bravo Michele Di Mauro, nell’evidenziare l’uomo di Stato, futuro re, capace però di sentimenti paterni commoventi, proprio come il Creonte di Jean Anouilh.

Tutti fuggono dalla stupidità della guerra, dalla ottusità di chi comanda, dalla conflittualità che neanche l’amore di una madre riesce a far tacere. Binasco si diverte a mettere in scena un secondo Araldo, Massimo Cagnina, che strappa sorrisi alla platea con il accento catanese. Presenti le due spalle del commissario Montalbano, Cesare Bocci e Peppino Mazzotta, nei camerini, a rendere omaggio alla Danieli. Si replica fino al 25 maggio, a giorni alterni con “Sette contro Tebe”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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