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Newborn photography, anche per i neonati lo scatto è d’autore

Di Carmen Greco |

Alessandro, appena tre settimane di vita, dorme tra le braccia di Laetitia, nel calore di una stanza in cui rimbomba un “rumore bianco”, una sorta di battito del cuore che attenua il click della macchina fotografica. Si, perché Laetizia non è la mamma di Alessandro, ma una delle più quotate fotografe di “newborn” in Italia, la nuova tendenza, arrivata anche a Catania, di immortalare con scatti d’autore i propri figli da neonati. In principio fu (ed è ancora) Anne Geddes, la fotografa australiana con le sue immagini di bambini tra girasoli, ortaggi e animali che hanno fatto il giro del mondo.

Immagini perfette di bambini piccolissimi, tra i 5 e i 15 giorni di vita, cuccioli d’uomo quasi nudi, “protetti”, raggomitolati su se stessi, in braccio ai genitori, avvolti in fasce, “racchiusi” nel palmo di una mano.

Laetitia Farellacci sul set catanese

Foto che “fermano” per sempre quell’espressione dei bambini non è ancora cambiata: sono ancora così com’erano poche settimane prima nella pancia della mamma. E’ come se la fotografia non “congelasse” solo il tempo, ma anche affetto, sensi, odori, emozioni.

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A Catania, Laetitia Farellacci e Martyna Ball, esperte di newborne photography (ospiti della fotografa catanese Cristina Iacona, una delle prime ad abbracciare questo nuovo stile in città), hanno svelato i loro segreti nel corso di un workshop di due giorni ad altri giovani aspiranti cultori della newborne photography. «E’ molto difficile – ammette Martyna Ball, studio a Roma, da vent’anni impegnata in questo genere con un passato come fotografa nei villaggi turistici – perché ci sono tutta una serie di situazioni che riguardano la sicurezza del neonato da tenere in conto. Il set dev’essere allestito in un luogo caldo, silenzioso, si devono usare tessuti anallergici, tutto dev’essere in funzione della sicurezza e del benessere del bambino… Qui in Italia è una tendenza assolutamente recente, abbiamo iniziato circa 10 anni fa, invece all’estero, in Usa, Canada, Australia era già molto diffusa e andare dal fotografo con i bambini è considerata da sempre una tradizione, spesso anche in gravidanza. Nessuno si stupisce per un album di matrimonio, il momento della nascita di un figlio è un evento ancora più intenso emotivamente, perché ci si ritrova in uno stravolgimento assoluto che cambia la vita di una famiglia”.

Martyna Ball con un neonato durante la sessione fotografica 

Una sessione per fotografare i propri pargoli dura – mediamente – tre ore (dipende anche dal “carattere” del bambino) e il costo di un book va dai 500 ai 1500 euro. «E’ un lavoro che richiede grossi investimenti da parte del fotografo – spiega Ball – soprattutto in termini di tempo. In realtà il target delle persone che si rivolgono a me non è tanto sul piano economico (ho tantissimi clienti che pagano un po’ alla volta), quanto su quello estetico. Sono persone che amano la fotografia, ne percepiscono il valore sentimentale-affettivo, hanno anche un occhio artistico, infatti molti genitori sono appassionati di fotografia».

I genitori, infatti, si affidano completamente alle mani e all’obiettivo delle professioniste. «Funziona spesso con il passaparola – dice Cristina Iacona –. La piazza catanese si sta muovendo adesso. All’inizio anche i miei colleghi hanno creduto che fosse una perdita di tempo, invece mi sono innamorata di questo genere, ho scoperto una cosa che mi piace, stile semplice, pulito, pochi accessori».

«Perché abbiamo voluto fare queste foto? Per avere un ricordo e non le solite foto sul cellulare che sicuramente si perderanno e, certo, non sono state fatte da una professionista», rispondono papà Alessandro e mamma Annalisa mentre attendono che il loro Alessandro faccia la sua poppata prima di diventare la “star” dello shoot.

Che nel mettere i propri figli davanti all’obiettivo di una professionista ci sia una componente modaiola non c’è dubbio. Basta guardare le mamme vip nell’agenda di Ball o Farellacci per il pre e il post parto (dalla presentatrice Caterina Balivo a Micol Olivieri, l’ex Alice de I Cesaroni, tanto per citare le ultime ndr), «ma secondo me – osserva Laetitia Farellacci, di Milano con un background come fotografa per riviste d’arredamento e food – c’è anche il recupero di qualcosa che apparteneva di più alle generazioni passate. La fotografia di famiglia una volta era molto importante, se apriamo i nostri cassetti troviamo i ricordi dei nostri nonni, dei nostri parenti, poi è arrivata l’era del digitale che ha un po’ appiattito tutto. Quindi, più che una moda è un imparare a prendere del tempo, a rallentare, perchè viviamo sempre a tremila all’ora. Sicuramente c’è anche la voglia di mostrare il proprio figlio, “se l’ha fatto la mia amica lo faccio anch’io”, ma è più un voler lasciare una traccia. Per esempio, il servizio in gravidanza è una sorta di terapia dolce per vivere con dolcezza l’accettazione del cambiamento del proprio corpo».

Foto Martyna Ball

Bambini, curati, amati, protetti, ritratti in una condizione di sicurezza, immagini quanto di più lontane dalle foto dei bambini maltrattati, denutriti, uccisi. «Ci penso molto spesso – dichiara Martyna Ball – in realtà, quando fotografi i bambini vedi famiglie molto unite, bambini molto amati, curati, protetti, educati al bello, che vivono nel modo giusto e, quando vedi quel genere di foto è una sensazione che ti distrugge. Penso che quel bambino sia uguale a quello che sto fotografando in quel momento, ma lui vive un’ingiustizia incredibile, non ha quello che avrebbe potuto e dovuto avere, è un peso sul cuore».

twitter: @carmengreco612

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