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«Urgente la condotta fognaria da Capomulini al depuratore»

Di Cesare La Marca |

Anche questa estate trascorre inesorabilmente così, con le acque della nostra splendida costa inquinate da liquami, scoli e scarichi che sboccano direttamente a mare, sperando nelle correnti, e calcolando orari e giorni utili per poter fare un bagno “pulito”. E facendo particolare attenzione proprio laddove la natura è stata più generosa, nella Riserva dei Ciclopi insidiata più o meno da vicino da ben tre scarichi, che proprio d’estate scorrono come piccoli torrenti – col decuplicarsi dei residenti vacanzieri – sul lungomare Scardamiano e proprio sotto la statua di Padre Pio. Ma il mare si sa non ha confini, e con la Riserva anche la costa di Catania – che ha già i suoi problemi col venti per cento appena di utenze allacciate alla rete fognaria – soffre a tratti delle carenze del comune rivierasco; e d’altra parte è un dato di fatto che gli scarichi in questione dovranno secondo progetto essere destinati al depuratore della zona industriale della città, a Pantano d’Arci.

La fine dell’interminabile odissea stavolta sembra davvero vicina, e più vicini sembrano i primi attesi scavi con le ruspe, dopo che burocrazia, intoppi e contenziosi fino all’ultimo grado di giudizio hanno bloccato per anni l’avvio dei lavori per la condotta di Aci Castello, in tutto quasi tredici chilometri da Capomulini al depuratore, ma da realizzare in pratica fino all’“innesto”, quasi a metà strada, col vecchio allacciante di Catania (a sua volta in attesa di ultimazione della bonifica), nel sottosuolo di Picanello. La novità – dopo che sono stati realizzati i lavori preliminari per il monitoraggio e la localizzazione dei sottoservizi che trovandosi sul percorso della condotta potrebbero intralciare gli scavi e l’opera – sta nel fatto che un imprimatur alla definitiva stipula del contratto e all’avvio dei lavori è giunto agli enti interessati con una nota ufficiale del 20 luglio scorso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’assessorato regionale all’Energia, Dipartimento regionale dell’Acqua e dei Rifiuti. Nella nota, che ripercorre tutta la complessa vicenda, si rileva «l’urgenza di realizzare i lavori, in quanto il ritardo nell’esecuzione può produrre danni di una certa rilevanza», e perché l’opera è progettata per superare le procedure di infrazione europea. Per cui, si dispone l’approvazione del progetto esecutivo, fatte salve le eventuali richieste di modifiche prescritte dagli enti (Genio Civile, Asp e Soprintendenza di Catania) e la copertura finanziaria dell’opera per un importo di 16.859.868,28 euro, da garantire per il 64,06% del totale con fondi di contabilità speciale, per il 27,19% con fondi del ministero dell’Ambiente, e con la compartecipazione dei comuni di Aci Castello (4,61%), Aci Catena (3,46%) e Acireale (0,69% del totale). Il provvedimento, a firma del Responsabile del procedimento dott. Salvo Puccio e del dirigente generale del Dipartimento Acqua e Rifiuti della Regione, da poco insediatosi, dott. Maurizio Pirillo, dispone soprattutto che «atteso che la mancata esecuzione immediata dei lavori in oggetto può determinare un grave danno all’interesse pubblico, è autorizzata la stipula del contratto d’appalto e la consegna dei lavori sotto le riserve di legge, constatato che è stato verificato il permanere dei requisiti ex articolo 38 e 48 del D. Lgs 163706 nonché quelli in ordine alle normative antimafia di settore». L’opera, d’altra parte, è urgente non solo a tutela dell’ambiente ma anche per la sicurezza, trattandosi di un “collettore di salvaguardia” a protezione di un territorio molto fragile ed esposto in caso di forti piogge. «Siamo pronti da anni a compartecipare alla spesa con il milione a nostro carico e adesso attendiamo il tavolo tecnico in cui nei prossimi giorni si valuterà come e dove cominciare», spiega il sindaco di Aci Castello Filippo Drago. «Ora disponiamo di una mappatura dei sottoservizi che è per noi essenziale, e se non mancheranno i disagi per la viabilità, i vantaggi saranno enormemente superiori per un’opera che il nostro territorio attende da troppo tempo».

Sottosuolo

ai raggi X

Il percorso della condotta, nel sottosuolo da Capomulini alla Scogliera (la condotta di Aci Castello s’innesterà a Picanello al vecchio allacciante del capoluogo) è stato monitorato con sondaggi geognostici propedeutici all’avvio degli scavi, necessari per conoscere lo stato dell’arte del sottosuolo. Questo per avere l’esatta “fotografia” della posizione di cavi, tubi e sottoservizi che attraversano il percorso della condotta, e che vanno eventualmente spostati prima, nel caso possano intralciare i lavori a cantiere aperto.

Sopra, in una foto d’archivio, una zona di Aci Trezza a rischio scarichi, accanto il depuratore di Pantano d’Arci

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