Regione, Finanziaria arriva all'Ars, c'è la scure su 33 articoli, corsa contro il tempo
ECCO TUTTI I 33 ARTICOLI CASSATI
23/08/2016 - 18:33
«In una società in cui nudisti hanno il diritto di togliersi i vestiti e i gay hanno diritto di avere rapporti innaturali, perché una donna musulmana deve subire tutto questo? Perché le suore possono indossare i loro abiti tradizionali mentre una donna musulmana no?». Il presidente della comunità islamica di Sicilia, Abdelhafid Kheit, si interroga sulle polemiche scoppiate su burqa e burkini, e sottolinea come «queste rischiano di fare passare messaggi sbagliati alle nostre giovani generazioni ed anche alla comunità non musulmana.
È un danno alla coesione sociale: dovremmo impegnarci di più a costruire la società “della convivenza” tra cattolici e musulmani piuttosto che sottolineare e, quindi mettere in discussione, le diversità di ognuno. È inutile costruire un dibattito sul tema, sarebbe come sindacare i valori della libertà di espressione. Sebbene sia così perché il divieto di indossare il burqa in luoghi pubblici, o il burkini al mare, equivale alla spersonalizzazione della religione in quanto tale».
«Si sta mettendo in discussione la nostra religione. In un mondo globalizzato si dovrebbe preservare la diversità intesa come ricchezza di tradizioni e di costumi. Questa è la bellezza della terra, della vita: la nostra diversità. La religione musulmana non impone alla donna di indossare il burqa, anzi è lasciata libera di scoprirsi totalmente. Sono comunque scelte individuali. Nel mondo musulmano oltre la metà delle donne non indossa il velo, e non si parla di discriminazione ma solo di libertà di scelta. Comunque una donna praticante è chiamata a rispettare il Corano, così come una donna cattolica praticante dovrebbe andare a messa».
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