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Rifiuti all’estero, la Regione prepara i bandi

Di Mario Barresi |

Catania. Già da fine settembre si sentiva il fiato del ministro dell’Ambiente sul collo della Regione: «Le discariche della Sicilia hanno sei mesi di autonomia», disse Galletti in Senato. Mentre indagini della magistratura e procedure dell’Authority di Cantone continuavano a svelare il marcio del sistema rifiuti nell’Isola.Dunque, la decisione. Improrogabile: accelerare sulle prescrizioni del governo centrale, per scongiurare un’altra emergenza e per evitare l’onta del commissariamento.Primo step: l’invio dei rifiuti fuori dall’Isola. In Italia (nonostante il niet di Torino, sostenuto dalla sindaca Chiara Appendino), ma soprattutto all’estero. Con contatti in Europa (Francia, ma anche altri Paesi del Nord), oltre che in Nord Africa, a partire dal Marocco e dalla Tunisia tanto cara a Rosario Crocetta. L’obiettivo è già stato messo nero su bianco: liberarsi di almeno 180mila tonnellate di rifiuti nei primi tre mesi del prossimo anno. Ma stavolta non sono solo sondaggi: ci sono già pronti almeno due bandi – alla firma del dirigente generale del dipartimento Rifiuti, Maurizio Pirillo, “all’insaputa”, forse, dell’assessora Vania Contrafatto – per altrettante «manifestazioni d’interesse» a ricevere l’immondizia siciliana. Il primo riguarderebbe i «gestori di impianti di smaltimento dei rifiuti solidi urbani indifferenziati», il secondo i «termovalorizzatori operanti in ambito nazionale e internazionale». I bandi, che saranno pubblicati nelle prossime ore, offriranno contratti annuali alle ditte interessate. Contatti già avviati con le ambasciate, non si escludono viaggi “diplomatici” di Crocetta nelle prossime settimane.Ma intanto si accelera anche sui progetti a medio-lungo termine.Mercoledì, con disposizione attuativa 86/2016, il dirigente generale Pirillo ha sospeso «i termini dei procedimenti amministrativi in essere relativi alla valutazione di progetti inerenti impianti di valorizzazione della frazione secca residuale nelle more della definizione dell’iter amministrativo di approvazione del “Piano stralcio per la realizzazione degli impianti di valorizzazione energetica della frazione residuale secca” che costituirà parte integrante e sostanziale del “Piano regionale di gestione dei rifiuti”».In poche parole: sono bloccate le autorizzazioni di impianti, «per evitare l’errore storico che si fece con le discariche nate in Sicilia a macchia di leopardo, su input privato e senza una pianificazione», ci spiega Pirillo. Che precisa: «Il provvedimento non ha la natura di bloccare uno o più impianti in particolare, ma di armonizzare la localizzazione con l’iter che sarà previsto nel Piano». Ma di fatto si “congelano” alcuni progetti di cui s’era già vociferato in passato: da San Filippo del Mela e Gualtieri (nel Messinese, dove c’era una centrale Edipower della ditta milanese A2A, in odore di riconversione in inceneritore), ad Augusta e Termini Imerese (centrali Enel dismesse), a Porto Empedocle, dove già dal 2014 c’è sul tavolo del ministro dell’Economia l’ipotesi di rimodulare parte del cementificio Italcementi in piattaforma Css (Combustibile Solido Secondario). Il dirigente ammette però che «non è detto che i progetti eventualmente in itinere, adesso bloccati, non possano essere riconsiderati quando avremo pronto il piano».Resta fuori da questa moratoria – e dunque può andare avanti – l’iniziativa che Pirillo definisce «sperimentale e di minimo impatto, perché tratterebbe una quantità molto limitata di rifiuti». E cioè quella di Gela, dove “Energika” ha sul tavolo, oltre a un impianto di termo ossidazione da 50.000 tonnellate annue, una proposta per realizzare all’interno dell’area dismessa della raffineria di Gela un liquefattore di rifiuti per ottenere biolio e biometano, nell’ambito di un bando curato da Confindustria per la riconversione del sito gelese.Ma l’alt ai progetti privati è propedeutico a un’accelerazione sui termovalorizzatori. Oggi, infatti, partirà la procedura di “esclusione Vas” del Piano stralcio sugli impianti di valorizzazione energetica. «Ci saranno 45 giorni di tempo per le eventuali controdeduzioni, dopo di che – è la scaletta di Pirillo – si potrà approvare il piano e dunque istruire i progetti sugli impianti». Ricordando l’ultimatum di Galletti. Anche se è ovvio che i tempi per la costruzione degli impianti per valorizzare 700mila tonnellate di rifiuti saranno più lunghi. Ma c’è tutta l’intenzione, a Palermo, di non perdere più tempo. «Naturalmente dando alle 18 Srr – precisa l’assessora Contrafatto – la possibilità di presentare progetti a misura di territorio, anche in partnership fra loro, valutando l’ipotesi di impianti di liquefazione e di biogas».E la mappa? C’è un punto fermo: i due impianti «più importanti», inseriti nel piano Renzi, che saranno nel Catanese e nel Palermitano. Per il resto soltanto rumors: Lentini, Sciacca, Castellana Sicula, Campobello di Mazara. Oltre agli altri progetti “privati”. Oggi stoppati. Ma che l’anno prossimo potrebbero essere ripescati.Twitter: @MarioBarresi

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