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Riparte la Formazione professionale in Sicilia: chi non ha mollato tornerà tra i banchi dopo quindici mesi

Di Giuseppe Bianca |

Di questi mesi rimangono le storie dei ragazzi. Leonardo compirà 18 anni tra qualche mese. Il suo corso di autoriparatore riprenderà tra gli altri a gennaio. Gli manca l’ultimo anno per finire. Ieri è andato a salutare gli amici al Don Orione, dietro Via Montalbo, zona “Borgo vecchio” di Palermo: «Per me non è cambiato niente. Ho continuato a lavorare e a fare esperienza, in attesa di finire. Prima o poi, il titolo me lo dovranno dare. Alcune persone che conosco sono andate all’Industriale, non hanno perso manco un giorno e quest’anno finiscono. A me serve solo arrivare alla fine. Certo se penso che passato più di un anno senza andare a scuola, manco mi pare vero».

Lui invece rientra tra gli allievi che per fare un corso di tre anni hanno dovuto impiegare cinque anni e mezzo o addirittura sei: «Ci hanno detto che tra poco si riprenderanno le lezioni. Io il mestiere lo conosco, però abbiamo veramente perso un sacco di tempo. Manco m’interessa di chi è la colpa. Voglio levarmi il pensiero. Finire e basta ».

 

Quando un ragazzo decide di scegliere un corso professionale per l’assolvimento dell’obbligo di istruzione deve dare tre opzioni obbligatorie, sceglie di iscriversi in più enti, indicando anche tra queste una scuola statale in cui potere optare nel caso in cui ci può essere, come in questo caso, qualche “intoppo” con i bandi che gestiscono i corsi dell’offerta formativa. Le chiamano in gergo “passerelle” e valgono anche in corso d’anno. Fenomeni ormai standardizzati, ratificati dagli ultimi anni in cui la Regione non è stata in condizione, per una ragione o per un’altra, di far partire i corsi.

Giuseppe e Francesca sono due ragazzi del quartiere popolare, zona Oreto, due centri di Formazione differenti, ma non vogliono dire quali. Tante difficoltà a scuola e la voglia di “non finire male” come tanti​ loro coetanei: «A scuola era una sofferenza continua, volevo imparare qualcosa che mi facesse lavorare. Sono bravo con l’elettronica, penso di potere diventare un tecnico installatore e lavorare anche fuori dalla Sicilia. Certo non voglio spacciare, ma dopo aver iniziato il corso sono stato fermo due anni. La sera consegno pizze con il motorino, ma non è un vero lavoro. Spero che con l’anno nuovo ricomincio e possa prendere almeno la qualifica».

Francesca fa la romantica con semplicità: «Da sempre ho voluto fare la parrucchiera, prima era un gioco poi ho pensato che potesse essere la mia attività. Le mie compagne sono a casa a non fare nulla. Certo mi aspettavo di più il primo anno, a volte i phon non funzionavano e le attrezzature mancavano. Voglio diventare brava e andare a Milano per acconciare le modelle della moda, non rimanere così senza nulla in mano».

Frammenti di storie raccontate da chi accetta di parlare. Molti di loro hanno mollato. Altri preferiscono rimanere in silenzio. Ma c’è anche chi attende gli ultimi giorni, sotto le feste di Natale, quasi con impazienza: «È strano, per la prima volta, durante le vacanze mi viene voglia della scuola. Non è stato semplice, quasi irreale e senza senso- sottolinea T.C. 17 anni che dovrà ripartire per il secondo anno- corso di operatore elettrico. Mi sono trovato a metà strada, con tanti dubbi. I miei genitori mi hanno pressato per fare altre scelte, ma io ho preferito aspettare. Adesso spero di potere finire senza altre interruzioni». «La politica non è stata affidabile», commenta invece Michele Vivaldi, segretario provinciale della Flc Cgil di Catania. Non lo è stata nei confronti delle famiglie, penso alle realtà più complesse e difficili. Mi auguro che in futuro la classe dirigente sia in grado di potere mantenere al meglio i propri impegni».

In questa vicenda a rimetterci sono stati in prevalenza proprio gli enti religiosi. Enti che ieri andavano a cercare i ragazzi nei bar dei quartieri e dei paesi e li sottraevano alla devianza e della marginalità sociale. Testimonianze di quarantenni e cinquantenni di oggi strappati negli anni 80’ alla criminalità dalla Formazione professionale. Anfe ed Eris, gli enti tra i più presenti nel territorio, ma anche l’avanguardia dell’obbligo formativo era rappresentato dagli enti storici di formazione religiosa, collassati dopo aver vissuto in prima persona l’implosione del sistema Formazione Don Bruno Fiorini presidente dell’Endo-Fap: «In questa vicenda abbiamo avuto interlocutori di gomma. Chi si è preso le responsabilità? I genitori hanno rischiato la denuncia per abbandono dell’obbligo scolastico. Qui la Regione ha messo i ragazzi per strada»

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