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Ars, neo-antologia delle spese pazze dei gruppi parlamentari

Di Mario Barresi |

L’aumento dei costi nel 2016

L’Assemblea regionale siciliana – grazie a un auto-censura morale, ma soprattutto alle sentenze di risarcimento che hanno alleggerito i conti in banca di molti deputati ed ex deputati – è diventata più rigorosa. Ma non per questo meno spendacciona. Perché, come certifica la Corte dei conti regionale nella delibera 87/2017, le spese dei politici, nel Parlamento più antico del mondo, hanno interrotto il loro trend di diminuzione. Nel 2016 i gruppi dell’Ars sono costati in tutto 6.930.500, euro, 680mila euro in più rispetto all’esercizio precedente.

«Nel complesso, il percorso virtuoso avviato nel corso degli esercizi precedenti, che nel rendiconto 2015 aveva fatto registrare un risparmio di spesa pari ad 99.500 rispetto all’esercizio 2014, risulta interrotto ex abrupto dalle maggiori spese connesse in prevalenza alle problematiche in materia di integrazioni retributive a titolo di “rimborso Irap”», scrivono i magistrati alla fine delle 49 pagine firmate dal presidente Maurizio Graffeo e dal relatore Giuseppe Di Pietro. L’aumento di spese è quantificato in 680mila euro, originato – dettaglia la Corte dei conti – «dal punto 1 della deliberazione del Consiglio di Presidenza dell’Ars n. 27 del 9.2.2011, la cui soluzione in una prospettiva di più ampio respiro appare, pertanto, quanto mai opportuna e urgente, in vista dell’imminente conclusione della legislatura».

Le «spese irregolari»

Nella relazione si evidenziano delle «criticità di carattere generale», che descriviamo nella scheda a sinistra.

Il documento comprende anche 12 schede sui singoli gruppi parlamentari. Nove dei quali presentano un «rendiconto regolare». Contestate, invece, «spese irregolari» per un totale di 12.991,21 euro a Mpa (5.481,21 euro), Sicilia democratica (5.000 euro) e Centristi per la Sicilia (2.510 euro).

Una somma infinitesimale rispetto ai quasi 7 milioni di costo dei gruppi dell’Ars. Eppure, nella modestia delle spese contestate, alcune contestazioni della sono significative. Oltre che curiose. Eccone alcune.

Lo studio (copiato) del fioraio

Come ad esempio i 5mila contestati al gruppo di Sicilia democratica per «la consulenza espletata dal sig. Reale Vincenzo». Oggetto dell’incarico è «elaborare uno studio finalizzato alla “realizzazione di atti parlamentari attinenti allo sviluppo della Sicilia orientale”». La Corte dei conti fa le pulci al guru selezionato da Sicilia democratica, poiché «dal curriculum si evinceva che sia il titolo di studio posseduto (diploma presso l’Istituto Tecnico Nautico di Siracusa, quale direttore di macchina), che il settore di impiego (commercio di piante e fiori), erano totalmente estranei alla materia da trattare».

E poi sul dettaglio del lavoro, è «di lapalissiana evidenza come l’elaborato non costituisse affatto uno studio vero e proprio, in quanto l’autore si limitava ad enunciare una serie di concetti di carattere assolutamente generale e astratto». I giudici hanno ricevuto tre versioni, «sull’assunto che, di volta in volta, per mero errore materiale, non sarebbe stato trasmesso lo studio vero e proprio, definitivamente depositato solo nel corso dell’adunanza». Ed è in quest’ultimo che c’è la chicca, perché pur avendo «una veste scientifica innegabilmente più adeguata», purtroppo «è del tutto privo di originalità, perché pedissequamente riproduttivo del testo pubblicato dal dott. Filippo Grasso nella rivista “Illuminazioni” (…) nonché, limitatamente ad alcune espressioni, dello scritto pubblicato dal dott. Grasso e dal dott. G. Finocchio sulla stessa rivista, al n. 39». Con precisione quasi irridente, la Corte dei conti elenca le parti copiate. Pagina per pagina.

Buste paga… pagate due volte

L’altra spesa ritenuta irregolare riguarda il gruppo del Mpa: 5.481,21 euro alla società “Barbaro & Partners Job Consulting”, il cui titolare è consulente contabile anche di altri gruppi.

Il rilievo principale è l’oggetto, «consistente ad esempio nella “analisi dei fabbisogni di risorse umane di supporto all’organizzazione aziendale”, nella “ricerca e sviluppo delle migliori soluzioni per la gestione dei rapporti contrattuali di lavoro”, nella “formazione del personale aziendale di supporto all’attività esplicata per l’elaborazione dati”». Un insieme «di per sé difficilmente compatibile con le caratteristiche strutturali intrinseche dei gruppi parlamentari, essendo tendenzialmente più adatto a realtà aziendali di dimensioni di gran lunga maggiori e più articolate». E non solo. «L’elaborazione dei cedolini paga costituisce un compito già autonomamente affidato al dott. Raimondo Sciascia, con il diverso contratto d’opera professionale del 2 gennaio 2015, dove questi viene qualificato esplicitamente come “consulente del lavoro”».

Il deputato-superstar in tv

L’altra tirata d’orecchi è per il gruppo dei Centristi per la Sicilia, ex Udc. A cui vengono contestate le fatture della ditta Tv Europa. In particolare per i servizi televisivi in cui «non si fa alcun cenno alla specifica attività del Gruppo parlamentare», poiché «di contro, si tratta di attività di propaganda politica del partito».

Qualche esempio? Uno intitolato “Crisi economica Canicattì”, in cui «l’on. Cani sostiene genericamente come le previsioni economiche non siano rosee»; un altro su “scelta candidature Canicattì”, «con la specificazione che lo stesso partito sarebbe pronto ad indicare una persona competente per concorrere alla carica di Sindaco»; un terzo su “incentivi per agricoltura Canicattì”, «dove si tratta di un convegno, nel corso del quale l’on. Cani fa cenno alle agevolazioni che possono ricevere gli agricoltori», ritenuto dai magistrati contabili «attività di propaganda politica personale e, al più, del partito»; infine, nel servizio “Gruppo Udc commenta elezioni comunali”, c’è sempre Cani che «si augura un buon risultato elettorale per il partito» a Porto Empedocle su Favara afferma che «il nostro candidato se la sta giocando». Quattro servizi fuori luogo fra i 18 di due fatture da 3.600 e da 1.882,28 euro. La Corte dei conti spacca il capello: taglia i 3/7 della prima fattura e 1/8 della seconda. «Nel complesso, le spese irregolari per la voce in esame ammontano ad 2.509,70, arrotondati per eccesso ad 2.510,00». Trenta centesimi in più. Meno di un caffè. Offre l’onorevole Cani? Sì, se non è troppo impegnato nelle interviste tv.

 

Twitter: @MarioBarresi

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