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Etna comics, Recchioni, la rockstar del fumetto italiano: «Mi fa paura il dilagante oscurantismo»

Di Gianluca Santisi |

Come si racconta l’horror a fumetti e quali sono le differenze rispetto ad altri mezzi come il cinema e la letteratura?

«Grosso modo le meccaniche sono le stesse perché l’orrore, prima ancora che dall’effetto spavento, dal “buu!” e tutto il resto, deriva dal luogo in cui vai a scavare. Per raccontarlo hai due alternative: o scavi dentro di te attraverso quello che ti ossessiona, o osservi il mondo reale che è pieno di spunti. Un bravo disegnatore, poi, riesce non solo con un disegno realistico ma anche con un disegno espressionista a veicolare queste paure, talvolta spingendosi dove il cinema o la letteratura non riescono. Bastano dei neri pesanti o particolarmente violenti per comunicare l’orrore in maniera superiore a mille parole o a mille immagini».

Dylan Dog ha usato spesso il pretesto dell’orrore, del sangue, della violenza, per parlare d’altro: dei mali che affliggono l’uomo e la società.

«Non sempre. L’orrore può essere anche divertente. Stephen King dice che alcune volte ti può prendere il cervello e altre volte allo stomaco. Quindi va bene anche l’orrore sciocco. Spesso l’orrore di Dylan si fa metafora, altre volte no. È semplicemente splatter e non per forza occorre nobilitarlo. Può essere nobile perché puro».

Cos’è che fa orrore a Roberto Recchioni?

«L’oscurantismo di oggi che nega conoscenze acquisite. Da quelle scientifiche a quelle matematiche o civili. Una situazione che mi fa impazzire. C’è una parte del mondo che sta operando per riportarci al Medioevo e questo mi terrorizza sul serio».

La nuova edizione di Mater Dolorosa rende giustizia agli spettacolari disegni di Gigi Cavenago.

«È l’edizione definitiva di un lavoro che era stato pensato per essere presentato proprio in questa veste. Contiene tutti gli speciali, le tavole di Gigi in formato grande ed è uno spettacolo per gli occhi perché il suo lavoro è stato incredibile».

Dal record di un milione di copie vendute mensilmente, Dylan Dog nel corso degli anni è andato incontro ad un prevedibile calo legato anche al cambiamento dei tempi…

«Quelle erano le cifre di un fenomeno e nessun fenomeno rimane tale per sempre, prima o poi si normalizza».

Che personaggio hai trovato quando ti è stato chiesto di occupartene per rilanciarlo?

«Un personaggio che era ancora vivo, bisognava solo ricordarlo alla gente. Il problema di Dylan è che la gente si affeziona a lui quando diventa un personaggio consueto e fermo. Dylan, invece, deve essere inquieto e sempre in movimento. Quindi tutto quello che io e Tiziano Sclavi abbiamo cercato di fare era riportare Dylan a quell’idea di dinamicità ed inquietudine iniziale».

Che momento è per Dylan Dog?

«Un buon momento. Siamo nella fase in cui stiamo mettendo a frutto tutto quello che abbiamo costruito in questi anni. Andiamo verso un’edizione di Lucca Comics spettacolare in cui presenteremo una mini serie di Groucho in un solo colpo. Io la chiamo la “soluzione Netflix”. Una miniserie che viene presentata in dodici albi, tutti disponibili nello stesso momento».

Anche in edicola?

«In edicola troveremo un sistema diverso ma sui canali digitali tutti i numero saranno ordinabili in qualsiasi momento così come a Lucca e alle fiere. Ci sarà il meglio del fumetto attuale. Nel 2018, inoltre, scatterà la cosiddetta “fase 3” del rilancio di Dylan Dog che prevede la pubblicazione di 12 storie connesse l’una con l’altra».

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