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Donna a pezzi: nomade, pensavo dormisse

Di Redazione |

ROMA, 17 AGO – “Per prima cosa ho visto i piedi ed ho pensato che fosse una donna addormentata nel cassonetto. Soltanto quando con il bastone ho staccato una delle due buste di plastica nera, mi sono resa conto che erano delle gambe tagliate”. A parlare è Maria (nome di fantasia) la nomade romena di 39 anni che a Ferragosto ha scoperto in un cassonetto di viale Maresciallo Pilsudski, ai Parioli, le gambe di Nicoletta Diotallevi ed ha permesso di far arrestare l’assassino, il fratello della vittima, Maurizio Diotallevi. Un ‘imprevisto’ che non dimenticherà più, durante i tour giornalieri nella sua attività di rovista-cassonetti. “Ho paura – spiega – che i parenti dell’assassino si possano vendicare con me”. Le gambe, dice, “per me erano congelate perché non c’era sangue nelle buste, ma io non le ho toccate. Ho cominciato ad urlare. C’era anche una signora poco lontano da me e a quel punto sono corsa al vicino commissariato. Urlavo ‘gambe’ gambe’, in spagnolo ma il poliziotto non capiva, alla fine sono riuscita a spiegarmi”.

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