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Peppe, laureato, che serve ai tavoli per 40 € al giorno (in nero)

Di Francesco Midolo |

MARZAMEMI – Mentre passa dai tavoli per chiedere se manca l’acqua o il vino, pensa che in fondo il servizio sta per finire. Che un altra faticosa giornata sta per essere messa in archivio. Che la paga, 40 euro, è lì a portata di mano. Che in fondo, questo mestiere, non lo farà a vita. Non perché non gli piace, ma perché ha una laurea in tasca e «ambizioni da vendere», dice. Se lo ripete ogni estate. Da parecchie estati. Perché nella ristorazione, da giugno ad agosto, la domanda e tanta e l’offerta anche. «Se non lo fai tu quel mestiere, a quel prezzo, in nero, senza contratto, senza garanzie, qualcun’altro lo farà».

È la storia di Peppe, cameriere laureato in Archeologia, che serve ai tavoli per 40 euro al giorno. Quasi 10 ore o giù di lì, pasto compreso. Ma potrebbe essere la storia di Gianni, Corrado, Francesco o Sebastiano. Oppure ancora di Maria, Anna, Lucia, Francesca, Patrizia. L’esercito dei lavoratori stagionali. L’ex esercito dei voucher per un periodo, ora tornati nella zona grigia dei lavoratori. «Almeno – dice Peppe – quando c’erano i “vecchi” voucher c’era una mezza copertura assicurativa che garantiva sia me sia il datore di lavoro. Adesso mi metto nei panni di chi cerca ragazzi, è complicatissimo fare un contratto stagionale. Preferisco avere i soldi in nero, ma almeno è una paga quasi degna del lavoro che faccio. D’altronde è stagionale. Poi da settembre ricomincio con il dottorato e con l’invio dei curriculum».

È stanco dopo una giornata a correre fra i tavoli per garantire che tutto vada bene. «Dalle 19 alle 24 è praticamente una guerra» – dice ridendo – Apparecchi, servi, sparecchi e riapparecchi finché l’ultimo cliente non entra dalla porta. Ogni tanto trovo anche il tempo di parlare con i turisti e dargli indicazioni archeologiche e culturali sul nostro territorio. Si sorprendono della mia preparazione. Tante volte ho preferito non dirgli che sono laureato in Archeologia, perché quello volte che l’ho detto la risposta è stata: “e che ci fai qui a servire ai tavoli”. Spiegalo ai turisti quanto è difficile trovare lavoro nel mio campo, sopratutto in Sicilia. Quanto è difficile lasciarla questa terra e quanto coraggio ci vuole a prendere una valigia ed andare. Quindi evito. Dico che sono un appassionato e mi becco pure i complimenti».

In fondo la sua, lavorativamente ed economicamente parlando, «non è una storia tristissima», ammette. «Conosco colleghi – dice Peppe – camerieri intendo, che prendono anche 30 euro al giorno per 10 ore di lavoro. I prezzi vanno sempre più a ribasso perché purtroppo c’è gente a cui stanno bene anche queste paghe che rimandano al… caporalato e di conseguenza una volta che il primo accetta una paga così irrisoria poi diventa una catena, un “virus” che si diffonde da locale a locale. Dovremmo essere noi giovani i primi a dire no a certe condizioni. Ma vedi, anche io lavoro in nero. Sono quasi costretto. Per un lavoro di 2 o 3 mesi nessuno ti mette in regola».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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