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A Catania corsi ancora bloccati per lungaggini burocratiche al Centro per l’Impiego

Di Giorgio Romeo |

Luca ha diciassette anni, viene dal quartiere San Cristoforo di Catania ed è iscritto a un corso di formazione professionale presso l’istituto “Arché – Piazza dei Mestieri”. «A consigliarmi questa scuola sono stati in molti – racconta – per il clima positivo, l’attenzione che i tutor hanno verso i ragazzi ma soprattutto per i risvolti pratici nel trovare lavoro». Frequentare un percorso di questo tipo in alternativa alla scuola dell’obbligo rappresenta, infatti, per molti giovani un’opzione valida e dai risvolti concreti. Il vantaggio dato dalla spendibilità immediata delle competenze lavorative, uno dei più importanti, è tuttavia vanificato da anni in Sicilia a causa di varie lungaggini burocratiche e finanziarie. Da noi la formazione triennale si svolge mediamente in cinque anni e le rassicurazioni arrivate ogni anno da vertici politici, amministrativi e regionali sono servite a ben poco: molte chiacchiere ma pochi fatti. Non molti giorni fa sembrava che quest’odissea avesse finalmente avuto una fine, ma nonostante l’ok della Regione, dell’Assessorato e della Corte dei Conti, a Catania e provincia i corsi non sono ancora iniziati. Cosa è successo?

«A differenza di quanto accaduto a Palermo o a Caltanissetta – spiega Don Benedetto Sapienza, delegato regionale della Formazione Professionale dei Salesiani – a Catania si sono verificate alcune lungaggini burocratiche al Centro per l’Impiego, che deve ancora dare alcune autorizzazioni e vidimare i registri. Da parte nostra ci siamo offerti di mandare loro un nostro dipendente per aiutarli a velocizzare la procedura, ma non c’è stato niente da fare. Ora confidiamo di avere la firma per il 29, in modo da poter partire già il 3 gennaio, ma naturalmente ragazzi e genitori sono esasperati».

Ma che cosa hanno fatto questi ragazzi in attesa che ricominciassero i corsi? Luca ci ha spiegato di essersi concentrato sulla musica, scrivendo testi hip hop con lo pseudonimo di “Zeus” in cui racconta il suo punto di vista sul mondo e le persone che lo circondano, ma la maggior parte dei suoi coetanei non ha avuto la fortuna di trovare una strada così bella e pulita. «Quello che si sta consumando in Sicilia – spiega ancora Don Benedetto – è gravissimo e le responsabilità sono enormi. Recentemente ho incontrato un ragazzo che frequentava i nostri corsi: indossava vestiti firmati e guidava un motorino nuovo. Quando gli ho chiesto come li avesse ottenuti mi ha risposto che dopo diciotto mesi senza andare a scuola si era dovuto arrangiare. In altre parole spacciava droga. Chi lo ha portato a tutto questo? Oggigiorno si parla spesso di legalità. Questa tuttavia non deve significare solo organizzare dei cortei, ma offrire a ogni ragazzo la possibilità di andare a scuola, un diritto che la Regione ha negato per due anni».

Insomma il clima è giustamente teso e in questo quadro, pur fiduciosi nell’inizio dei corsi a gennaio i dubbi permangono, specialmente quelli rivolti al futuro. Come scongiurare il rischio che l’anno prossimo si verifichi nuovamente la medesima situazione? È necessario che davvero ognuno faccia la sua parte, o il bilancio – economico ed umano – di questa vicenda diverrà insostenibile. Per assurdo più di quanto non lo sia già oggi.

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