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Libero Consorzio e legge su ex Province: a Siracusa a pagare sono i lavoratori

Di Carmela Marino |

Siracusa – Libero Consorzio e l’incapacità della classe politica siracusana nella perduta terra di Sicilia.

La gestione della vertenza insorta all’ex Provincia di Siracusa ha sancito l’incapacità della classe politica siracusana, riducendo alla fame e rovinando intere famiglie che da anni continuano a peregrinare e a chiedere l’elemosina per il proprio diritto agli stipendi arretrati, e che hanno accumulato ben cinque mensilità. L’aggravante quando marito e moglie sono entrambi dipendenti del Libero consorzio, sommando così ben dieci retribuzioni. Gli effetti di questo fallimento sono stati devastanti; in molti hanno perduto la casa per non aver pagato il mutuo, indebitandosi all’inverosimile, diventando cattivi pagatori, e sperando nella bontà di parenti e amici. È davvero una tragedia degna dell’attenzione di piscologici e sociologi. Non è davvero possibile che un drappello di deputati siracusani superpagati con assessori e rappresentanze istituzionali con l’orgoglioso vanto di avere rapporti diretti con il grande governatore, per fortuna pro tempore, Crocetta, non sia riuscito a dipanare un semplice inghippo burocratico. Un affare che ha dimostrato il fallimento della deputazione siracusana senza se e senza ma. La legge regionale 7/2013 ha stabilito l’iter per la trasformazione delle Province regionali in Liberi consorzi dei Comuni, ma un colpo di mano del Parlamento regionale ha approvato la legge che ripristina l’elezione diretta dei vertici delle ex Province. Favorevoli 32 deputati su 47.

Com’è possibile che in meno di quattro anni chi ha votato l’abrogazione delle Province e della loro rappresentanza politica, oggi abbia cambiato idea, approvando invece la norma che ripristina il voto diretto per i consigli provinciali? Proveremo a chiederlo a Freud. Ma ad approvare l’abrogazione delle ex Province nel 2014 sono stati il Pd, l’Udc, poi diventati Centristi per l’Europa, il Megafono e il Movimento Cinque Stelle. Ma soltanto questi ultimi hanno mantenuto il voto contrario al ritorno dei consigli provinciali eletti. Per il resto, a votare a favore in commissione sono stati praticamente tutti i partiti rappresentati nell’organismo parlamentare. Peccato che, ironia della sorte, ora la presidenza del Consiglio dei ministri ha impugnato la legge di riforma delle ex Province voluta da Crocetta che reintroduceva il voto diretto per i presidenti e i Consigli dei Liberi consorzi,approvata dal parlamentino siciliano pochi mesi fa. Una legge che prevedeva anche la decadenza dei sindaci metropolitani in carica e, di fatto, la rinascita della Province così come le conoscevamo fino all’inizio di questa legislatura, quando il presidente della Regione Crocetta, in tv, annunciò l’abolizione e il conseguente commissariamento. E ora cosa fare? Aspettare chi non verrà mai nella Sicilia dei fallimenti politici e dei tanti nervosi governatori, nella speranza che questa sia stata l’ultima tragedia della politica siciliana.

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