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«Criminali eleganti. La favola di Alì Babà e i 40 ladroni»

Di Mario Barresi |

Messina – Un po’ gip, un po’ sociologo. Salvatore Mastroeni, oltre a ricostruire i fatti, esprime alcuni giudizi (pesanti) sulle ricadute sociali delle condotte della famiglia Genovese. Li chiama «rappresentanti di quella criminalità che vive nei piani alti, nei salotti buoni della città, con abiti eleganti». Una criminalità dalle «immense capacità attrattive, non certo emarginata come i ladri di strada, con la differenza però fornita dal dato economico che disvela la vara capacità criminale». Perché «rubare allo Stato 20 milioni di euro» è «molto più grave del prendere di notte, sulla pubblica via, un’autoradio o un motorino». Un fiume di denaro, ma «i soldi, a differenza delle noccioline, sono tanti e di così tanto valore che non si potrebbe pensare mai a una detenzione inconsapevole». Tanti prelievi «da questo tesoretto in nero che appare impossibile spendere anche per una famiglia altolocata, ricca ricchissima».

Gli “spalloni”, i conti in Svizzera e a Panama. Per il gip fustigatore «una sorta di “apriti sesamo” che ricorda la favola di Alì Babà e i 40 ladroni».

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