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L’agonia dell’hotel San Domenico: licenziamenti e riapertura a data da destinarsi

Di Tony Zermo |

Il mondo dell’hotelleria legato alle banche finanziatrici e ai grandi investitori è pieno di luci e ombre. Statuto ha molti immobili, ma anche molti debiti con istituti bancari che il governo ha salvato dal fallimento con una lenzuolata di milioni. Oggi come oggi trovare altro credito è difficile per tutti, per Statuto forse ancora più difficile, anche se possiede, oltre al San Domenico, il «Four season» e il Mandarin di Milano. Aveva il prestigioso Danieli sul Canal Grande di Venezia acquistato con un finanziamento del Monte dei Paschi di oltre 80 milioni. Secondo voci non confermate, dopo alcune rate scadute, il Monte dei Paschi avrebbe venduto il suo credito al fondo statunitense «Apollo» che di conseguenza è diventato proprietario dell’hotel. Difficile prevedere come e quando si arriverà ad una composizione. E’ probabile, e glielo auguriamo, che Statuto riesca a cavarsela giostrando i suoi hotel di lusso, ma il futuro al momento non appare sereno.

L’Hotel San Domenico rappresenta però una abbondante fetta di storia del turismo legato a Taormina. Situato in un antico monastero domenicano, la struttura offre panorami sull’Etna e sulla Baia di Taormina. Numerosi scrittori, artisti e compositori famosi in tutto il mondo vi hanno soggiornato.

Come si ricorderà, il San Domenico deriva dall’ex impero di Francesco Caltagirone Bellavista, che aveva acquistato dal Banco di Sicilia per 100 miliardi di lire gli alberghi dello Sgas (società grandi alberghi siciliani). L’ex convento fu venduto dalla curatela per conto di Acqua Marcia (leggi Caltagirone Bellavista). L’acquisto è stato perfezionato da circa un anno con il versamento dei 52 milioni di euro, di appena 200 mila euro superiore all’offerta di al Thani, sceicco del Qatar. Gli altri hotel del gruppo Acqua Marcia in Sicilia sono ancora in vendita con appeso il prezzo del cartellini: Excelsior di Catania e Palermo, Le Palme e Villa Igiea di Palermo, Des Etrangers di Siracusa.

Ora non solo la chiusura del San Domenico è una ferita aperta per Taormina, una ferita che nessuno sa bene come sanare, ma ci sono in ballo tanti posti di lavoro: 37 impiegati fissi, 65 stagionali e una ventina che fanno parte di una cooperativa, insomma 120 persone qualificate, parecchie delle quali da molto tempo in servizio e che proprio oggi hanno ricevuto le lettere di licenziamento. «E nel settore turistico non c’è la cassa integrazione – dice Pancrazio Di Leo della Cisl -. La preoccupazione è per gli stagionali che rischiano di perdere il posto di lavoro perché quando l’hotel riaprirà questo personale potrebbe essere non riassunto. E’ una situazione molto grave. A noi interessa poco il fatto se Statuto deve soldi alle banche, interessa che il San Domenico riapra al più presto e garantisca i posti di lavoro». Altrimenti a cosa è servito avere avuto il G7?

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