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Migranti, «Gli stupri e le torture con cellulari in vivavoce per farsi dare il denaro»

Di Andrea Lodato |

«E’ successo che abbiamo registrato il fatto che il mare è tornato a riempirsi di morti. Terribile, ma è così. Il fatto che siano diminuiti gli sbarchi nelle nostre coste, ovviamente, non significa che i migranti non stiano continuando a provare di fuggire dai loro Paesi e dai loro villaggi. Anzi, sappiamo dalle testimonianze che abbiamo raccolto tra chi abbiamo salvato in mare, che laggiù non c’è stata alcuna diminuizione di flussi e di movimenti».

Solo che, almeno sino a qualche settimana fa, le partenze erano inibite, le imbarcazioni che provavano a prendere il largo erano intercettate dalla Guardia costiera libica, gli immigrati riportati a terra. E poi?

«E poi – racconta ancora Luca Salerno – donne, uomini, minori e bambini vengono spediti nel campi di detenzione, stipati, maltrattati. Con l’aggravante che noi sappiamo dell’esistenza soltanto di alcuni di questi lager, perché questo sono, ma si sa che ce ne sono altri, aperti senza che le autorità internazionali siano state avvertite. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati sta cercando di avere informazioni, ma è decisamente un’impresa, quasi impossibile». Lì è l’inferno. Difficilmente anche l’UNHCR potrà avere notizie di quel che accade in quelli che vengono definiti con un ipocrita eufemismo “campi di detenzione” e invece, come spiega Luca, sono lager. Del resto che cosa succede là dentro Medici Senza Frontiere, ma anche le altre Ong che operano da anni sul fronte del traffico di esseri umani, lo sanno bene. I racconti dei superstiti sono agghiaccianti.

«E’ sempre peggio – chiarisce Luca Salerno – perché il costo dei viaggi è diventato più alto, proibitivo, una trappola per chi decide di mettersi nelle mani delle bande. Se ci vogliono 300/500 euro per imbarcarsi su un gommone di quelli dalla navigazione assai precaria e 4000/5000 per un viaggio più sicuro, le cose si complicano con questa storia delle false partenze, delle barche intercettate dalla Guardia costiera libica, dei migranti spediti nei campi. Lì tornano ad essere merce nelle mani di bande feroci e senza scrupolo che per garantire la fuga e un nuovo imbarco, chiedono altri soldi. Che i migranti devono chiedere alle famiglie. Per fare prima, per essere sicuri di avere i quattrini, i banditi torturano gli uomini e stuprano le donne facendo sentire quel che sta accadendo alle loro famiglie con il viva voce acceso nei cellulari. Ci hanno raccontato di scene terribili, di violenze inaudite, di famiglie che pur di evitare ai parenti quello strazio fanno di tutto per recuperare le somme da far avere ai banditi. Ecco quel che sta accadendo laggiù». La nave Aquarius con l’equipaggio di Medici Senza Frontiere prosegue nella missione e, va detto, e Luca ci tiene, non è cambiato praticamente nulla dall’entrata in vigore del codice Minniti.

«Noi abbiamo sempre rispettato gli accordi internazionali, abbiamo lavorato, e stiamo lavorando adesso, in piena sintonia con le autorità italiane. Gli ultimi interventi che abbiamo fatto in mare sono stati avviati dopo l’allarme che ci ha dato il Centro di coordinamento nazionale della nostra Guardia costiera. Non abbiamo avuto polizia a bordo, e quando abbiamo avvistato imbarcazioni con migranti abbiamo sempre avvertito il Coordinamento. Insomma non abbiamo modificato nulla, del resto il meccanismo ha sempre avuto la piena approvazione di tutti ed è noto quel che facciamo con le nostre operazioni di Search and rescue in mare».

Non è finito un bel niente, insomma e i numeri degli sbarchi in calo non devono ingannare. Negli ultimi mesi donne e bambini imbarcati sono cresciuti da 12 al 21%, un quinto dei migranti che prova a partire è composto sempre da donne e minori. Serve una mobilitazione internazionale seria: «L’Italia – spiega Luca – sta facendo una parte straordinaria, ma se non si rivede davvero il regolamento di Dublino e se non si rispetta il ricollocamento dei migranti, la situazione non si potrà affrontare con equilibrio. Tutti devono fare la loro parte. Ed evitare che il mare si riempia di altri cadaveri. Noi vogliamo salvare essere umani e fare in modo che possano trovare le condizioni per una esistenza dignitosa».

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